Caltanissetta: è una cimice che scopre un uomo mentre confessa l’omicidio del figlio sulla sua tomba

Creato il 11 luglio 2014 da Stivalepensante @StivalePensante

Pietro di Francesco era stato trovato in auto nel piazzale della sua azienda a Riesi, in provincia di Caltanissetta, lo scorso 9 gennaio 2013. Il cadavere era carbonizzato ed era all’interno della propria autovettura. A pochi mesi di distanza la svolta arriva dopo che gli inquirenti hanno posizionato una cimice sulla tomba dell’uomo. Il padre, Stefano Di Francesco, avrebbe confessato in quel luogo le proprie colpe: ora è accusato di omicidio volontario. L’attenzione dei magistrati, però, sin da subito si era concentrata sul padre, che era stato inserito subito nel registro degli indagati.

Il cimitero di Riesi, in provincia di Caltanissetta (panoramio.com)

La sconcertante scoperta. Le indagini sull’omicidio all’imprenditore trentaduenne Pietro di Francesco hanno portato a scoprire un colpevole: il padre, il 63enne Stefano Di Fransceso. Era il 9 gennaio 2013, quando a a Riesi, in provincia di Caltanissetta, è stato trovato il cadavere carbonizzato di Pietro Di Francesco, in un’auto nel piazzale della sua azienda. Oggi, per il delitto, è stato arrestato il padre, che è accusato di omicidio volontario. Sarebbe stato lui, infatti, ad ammazzare il figlio e poi a bruciarne il corpo, per contrasti sulla gestione dell’impresa di famiglia, la “Tecnoambiente srl”.

Le intercettazioni ambientali sulla tomba di Pietro Di Francesco. A carico dell’uomo ci sono intercettazioni ambientali registrate dai carabinieri con un microspia collocata nella tomba di Pietro Di Francesco. Il padre è li che avrebbe confessato l’efferato gesto. Sin da subito, però, l’attenzione dei magistrati si era concentrata sul padre, che era stato iscritto nel registro degli indagati. Gli inquirenti, così, ne hanno seguito ogni singolo movimento e, nel mentre, hanno scavato negli affari dell’impresa da lui gestita con i figli. Non è escluso che l’omicidio sia stato commesso d’impeto, dopo una lite animata e una colluttazione. Stefano Di Francesco avrebbe poi arrangiato una messinscena depistante, per far pensare a un incidente o a un suicidio del figlio. Nei polmoni della vittima sono state trovate tracce di idrocarburi, dettaglio rivelatore che respirava ancora quando il fuoco lo aveva avvolto.


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