Cambiano le regole per gli irregolari

Da Agueci

L’espulsione non è motivo ostativo per la regolarizzazione

Anche la Questura e i giudici trapanesi dovranno adeguarsi alla recente normativa in materia di regolarizzazione degli immigrati. Il pronunciamento, infatti, n. 7 del Consiglio di Stato, in adunanza plenaria, del giorno dieci scorso con il quale, anche in presenza di una doppia espulsione e una condanna per non avere lasciato il territorio italiano, non è motivo ostativo per ottenere la regolarizzazione da parte di uno straniero.

Il merito del pronunciamento, da parte del massimo organo di giustizia amministrativo, fa seguito alla disposizione sui rimpatri, giacché è in contrasto con la direttiva europea, come sancito recentemente dalla Corte di Giustizia. Si mette un punto fermo, così, al dibattito che era emerso a partire dal 2009, in seguito alla regolarizzazione dei lavoratori domestici, colf e badanti.

Dopo la legge di emersione del 2009 era chiaro che una semplice vecchia espulsione non fosse d’ostacolo a mettersi in tasca il permesso di soggiorno. Non si faceva riferimento, però, a chi, già espulso, era stato sorpreso di nuovo sul territorio italiano, arrestato, condannato e di nuovo espulso, come previsto dal
Testo Unico sull’Immigrazione (art.14 comma 5 ter Dlgs 286/1998).
Non c’era, però, parità di comportamenti: alcune Questure autorizzavano la regolarizzazione, mentre altre la rifiutavano e procedevano a una nuova espulsione. Nel marzo del 2010 una circolare del capo della Polizia Antonio Manganelli ha esteso la linea dura a tutto il territorio nazionale, fino a quando non è stata sconfessata quell’interpretazione da parte di diversi tribunali ed esperti, rimettendo il tutto alla decisione del Consiglio di Stato.
«L’entrata in vigore della normativa comunitaria – scrivono i giudici – ha prodotto l’abolizione del reato» che commetteva chi rimaneva in Italia dopo un’espulsione, con “effetto retroattivo”. Questa retroattività ha effetto anche «sui provvedimenti amministrativi negativi dell’emersione del lavoro irregolare, adottati sul presupposto della condanna per un fatto che non è più previsto come reato». Finalmente un po’ di giustizia e un sospiro di sollievo per chi, in modo onesto e dignitoso, va alla ricerca di pane e lavoro.

SALVATORE AGUECI