Cambiare? perché?

Da Giancarlopastore @PastoreGC

Cos’è che spesso ci trattiene dal cambiare?
E’ la paura dell’ignoto.
Non lasciate che la paura di allontanarvi da tutto ciò che avete da sempre conosciuto, fatto e vissuto vi impedisca di trasformarvi in una persona migliore, più sana e gioiosa e aperta alla vita.

Politica del personale
• Nel considerare l’obiettivo di costituire un buono staff di collaboratori, bisogna riflettere circa alcuni punti cardine su cui lavorare: che obiettivi devono raggiungere i collaboratori, come devono comportarsi e quale gerarchia generale deve essere costituita, quante e quali competenze volete e potete cedere e fino a che punto siete disponibili a rendere accessibili le informazioni, cifre e risultati ai vostri colla-boratori e cosa poter offrire loro in cambio. Cercate quindi di formulare una sorta di codice d’onore.
• È indispensabile una giusta politica salariale, ma ancor più conta l’ambiente lavorativo: la correttezza, la tolleranza e il lato umano nei rapporti che si creano sul lavoro.
• Attraverso la formulazione di un questionario su come immaginino il posto di lavoro ideale, i vostri collaboratori, sapranno indicarvi aspetti importanti e darvi suggerimenti per la costruzione di una cor-retta politica del personale.

Empatia = mettersi nei panni dell’altro
Una delle maggiori difficoltà nel lavoro a contatto con i clienti è quella di saper controllare le proprie rea-zioni e gestire il coinvolgimento emotivo.
E’ umano e inevitabile non rimanere impassibili in certe situazioni e provare simpatia o antipatia per qualche ospite, ma non è professionale abbandonarsi a questi sentimenti.
D’altro canto anche l’indifferenza, l’apatia, l’automatismo, lo scarso interesse non producono buoni risultati. Come sempre la scelta giusta sta nel mezzo.
Il coinvolgimento emotivo, insomma, va dosato, ci vuole ma non deve essere troppo intenso provate a pen-sare che risultati disastrosi provocherebbe un ‘emozione eccessiva in un chirurgo pronto ad operare! Anche nel vostro settore, per gestire il rapporto con il cliente e imparare a gestire le proprie reazioni la strada giusta è L’EMPATIA: la capacità di mettersi nei panni degli altri, per capire meglio le loro emozioni e trovare la risposta più opportuna alle loro esigenze. L’empatia non va però scambiata con la!
simpatia, che è un forte coinvolgimento nelle emozioni altrui, che non ci permette di essere lucidi, efficienti e di avere una reazione adeguata alle richieste dell’ospite. L’empatia invece è la capacità di identificarsi con l’ospite in modo da capire le sue esigenze in maniera professionale, senza coinvolgimento emotivo ma in modo tempestivo e puntuale.
Se non è possibile eliminare la propria soggettività, occorre imparare a controllare i propri atteggiamenti. Dovete farlo per i vostri ospiti, ma anche per voi stessi e per i vostri colleghi perché dal benessere e dalla serenità di ognuno dipende il grado di collaborazione e di sostegno reciproco. Naturalmente sono assolu-tamente da evitare atteggiamenti di apatia nei confronti del cliente, ovvero quelle espressioni verbali o non verbali che comunicano
” I tuoi problemi non m’interessano”.