Cambio della Cartuccia: printer time

Creato il 09 febbraio 2011 da Nicol Lynne
A casa mia il Cambio della Cartuccia della stampante attira più visitatori del Cambio della Guardia a Buckingam Palace. L'unico vantaggio è che questa operazione, per fortuna, non avviene con la stessa frequenza con cui la Regina sostituisce i suoi reggimenti - una volta al giorno - anche se devo ammettere che mi farebbe decisamente comodo avere a disposizione dei professionisti dell'esercito pronti a servirmi durante il Cambio della Cartuccia, magari incoraggiati dalla classica banda - anche una fanfara andrebbe benissimo - a titolo d'incoraggiamento.
Ah mai vi fu selva più selvaggia! Quando sul monitor appare la funesta schermata che indica il livello basso di un colore specifico si entra in territori ostili e difficili da percorrere. Per quanto la stampante possa essere assetata di colore, sappiate che di norma essa non gradisce affatto che le infiliate le mani nella pancia e farà di tutto affinchè possiate pentirvene.
Per coloro che utilizzano cartucce originali - esemplari di sapiens sempre più rari - il tutto si risolve in una mera questione di danaro e pazienza. Danaro perchè le cartuccie originali costano quasi più delle stampanti stesse; pazienza perchè una volta individuato e premuto il tasto 'tool' che prepara la stampante alla sostituzione della cartuccia incriminata, non è sempre detto che il carrello obbedisca ai vostri ordini posizionandosi in tutto il suo splendore nella posizione più idonea alle vostre sante manine. Piccola parentesi malefica: lo sapevate che all'interno di quasi tutte le marche più note di stampati è presente un cip che indica il livello basso di inchiosto (come per la benzina nella automobili) tarato però per farvele sostituire quando è ancora presente un buon 20% di colore?!?!
Coloro invece che aggirano l'ostacolo del cip (fratello di ciop, naturalmente) utilizzando cartuccie non originali sono quelli che se la passano meglio. Bisticceranno spesso con il carrello dei colori, ma sopravviveranno con dignità all'operazione in toto.
I masochisti che, pur di arrotondare, scelgono la strada della ricarica del colore (me compresa) devono sempre fare i conti con il destino appostato cronicamente nei meandri più reconditi del nostro apparecchio. Armati di guanti e siringhe, gli inchiostristi non sprecano nemmeno una goccia di colore che rimboccheranno di volta in volta direttamente all'interno della cartuccia. Almeno così dovrebbe essere. A casa mia, infatti, il tutto si trasforma in uno show con un altissima percentuale di audience tanto che nemmeno le mie nipoti di tre anni se lo perderebbero per nulla al mondo in quanto, puntualmente, il colore (in combutta con la stampante) schizza da tutte le parti e si infila sotto i guanti di lattice costringendomi a girare per settimane con le mani da camaleonte nell'attesa che tornino al loro naturale colore roseo dopo il cambio di un paio di strati di pelle. Gli inchiostri inkjet, ve lo assicuro, permettono di abbattere i costi della stampa in modo esponenziale e la loro qualità è praticamente indistinguibile dall'originale. Come faccio a esserne così sicura? Beh, una volta che l'inchiosto si è intrufolato nel vostro guanto non c'è diluente al mondo che possa aiutavi nel rimuoverlo dalle vostre mani. Siete condannati a lasciare le vostre impronte digitali (colorate) su tutti i fogli che vi passeranno per le mani finchè gli strati di epidermide variopinti non invecchieranno per lasciare spazio a nuovi strati.
La ricarica di tutti i tipi di cartucce inkjet non è mai stata così semplice, recitano le pubblicità: Basta una siringa, un flacone di inchiostro, la voglia di risparmiare e.... un pizzico di manualità! Sarà forse quella che manca in casa mia?!

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