Quando al mattino entra in ufficio, l’impiegato sa che se non sarà – o, almeno, si mostrerà – attivo subirà un megacazziatone. Leggiamo, infatti: "Ogni mattina in ufficio un impiegato entra e sa che deve mostrarsi attivo o verrà cazziato. Ogni mattina in ufficio un manager entra e sa che deve mostrarsi attivo o verrà imitato. Ogni mattina, quando entri in ufficio, non importa se sei impiegato o manager: tu comincia a fingere". Questa frase ci dà la dimensione del contenuto demenziale di questo simpatico librino edito da Fivestore R.T.I Spa. Negli ultimi anni il filone umoristico ha preso sempre più piede e in libreria, che ci piaccia o no, si registrano sempre ottime vendite dei libri appartenenti alle collane e alle “biblioteche umoristiche”. La parola umorismo, se ne ricostruiamo l’etimologia, deriva dal latino humorert-em o umorert-rem (umidità, liquido), che si avvicina al greco yg-ròs (bagnato, umido) e quindi, in un’interpretazione filosofica oltre che antropologica, potrebbe derivare il suo significato dalle teorie della medicina ippocratica che attribuiva a fluidi e umori l’influenza sulla salute e sul comportamento dell’uomo. Per cui, da Il riso. Saggio sul significato del comico di Henri Bergson fino al Motto di spirito di Freud, passando per l’analisi dell’umorismo di Pirandello, sappiamo che l’arte umoristica appassiona da sempre l’uomo e che lo spirito non coinvolge per forza solo le sfere più basse della conoscenza umana. Al contrario, l’uomo sa che può affidarsi all’umorismo per analizzare anche situazioni serie e delicate. L’indagine dell’umorista affonda le sue radici nella tendenza ad analizzare il contrario di quello che accade e le situazioni più improbabili come fossero normali. L’umorismo, inoltre, si accompagna spesso all’autoinganno che non è anomalia sociale, ma tentativo di dare un senso e una spiegazione ai tanti fatti della vita.
IL MANUALE DELL’IMPIEGATO 3.1 - Guida pratica al fancazzismo nasce dalla penna fluida degli stessi autori della serie tv ed è un volume umoristico che dispensa consigli sugli innumerevoli metodi che utilizzano i protagonisti per ottenere il massimo risultato col minimo sforzo. Che tradotto vuol dire cazzeggiare e battere la fiacca facendo credere ai datori di lavoro di impegnarsi al massimo. Perché, in fondo, si sa. Tutti vorrebbero lavorare di meno e guadagnare di più. È una delle lamentele che si sentono più in giro, ci avete fatto caso? Tutti a criticare caste, politici, industriali perché, in realtà, si vorrebbe essere al loro posto ma non si dice, anzi, si finge di credere e di condividere il fatto che si deve lavorare duro per farsi strada e ritagliarsi uno spazio di tutto rispetto. Ma i “nostri” non ci stanno e, anzi, pensano che sia meglio evitare falsità e fare outing sulla predisposizione alla meravigliosa indole fancazzista verso cui noi tutti siamo istintivamente orientati. Dobbiamo accettare questa vena subdola e sublime che ci porta a desiderare la bella vita a discapito di impegni e responsabilità. Nella serie Tv, i protagonisti sono interpretati dal noto duo comico Luca e Paolo e lo spettatore si trova catapultato ad assistere alla pausa caffè degli impiegati di un’azienda. È proprio davanti al distributore di caffè che questi si incontrano e si raccontano le cose più strane e ridicole che accadono in ufficio, le ingiustizie, le disparità, i sotterfugi. Nel libro (hanno proprio fatto le cose per bene!) sono anche presenti test per verificare il proprio livello di fancazzismo, oltre a una sezione di enigmistica, che rimanda immediatamente ad altra perdita di tempo. Ma anche no, visto che l’enigmistica è uno dei nutrimenti dell’intelletto e che, quindi, andrebbe forse frequentata più del lavoro stesso.
Chissà se aveva ragione l’ex ministro Brunetta nel sostenere che siamo tutti dei fannulloni. Magari è vero e non ce ne siamo accorti. Può anche essere; in fondo mica siamo anglosassoni, mica siamo cinesi. A noi italiani lavorare piace poco, si sa, e allora vai di fancazzismo.
Non arrabbiatevi per quanto letto fin qui. È ovvio che si stava solo scherzando. Non dobbiamo essere schizzinosi, dunque, se si parla di umorismo e letteratura umoristica, purché sia fatta bene, ma questo è sottinteso. Sentite cosa diceva a riguarda Bruno Bozzetto, in un suo famoso aforisma: "L’umorismo serve a rendere più facile la vita, a smussare gli angoli, a farti capire che le cose importanti della vita sono veramente poche, due o tre… e noi stiamo invece a discutere e ad arrabbiarci sulle altre diciotto o ventimila". E Achille Campanile ed Ennio Flaiano dove li mettiamo? Due grandi personaggi che ci hanno lasciato un’importante eredità sul tema dell’umorismo e della letteratura a esso collegato. Il racconto umoristico è un genere che vede la sua fortuna accrescersi con l’ascesa della borghesia ed è racconto che, attraverso l’elemento ironico, fa emergere le contraddizioni dell’uomo (soprattutto borghese) intrecciandosi con la comicità e con l’arguzia. L’elemento comico percorre tutta la storia della letteratura, dagli antichi fino a Boccaccio, utilizzando la parodia, la caricatura, il sarcasmo. L'umorismo, invece, è attenzione verso il sentimento del contrario: mentre l’elemento comico si avverte, quello umoristico si delinea grazie alla presenza di una riflessione sul paradosso comico. Gli aspetti grotteschi e paradossali sono parte integrante di questa scrittura. Ricordiamoci, dunque, tutto questo, anche se soltanto sfoglieremo IL MANUALE DELL’IMPIEGATO 3.1 - Guida pratica al fancazzismo. E ricordiamoci che anche il fancazzismo ha una sua cultura e, da questo libro in poi, magari una sua letteratura.
Piccola nota esplicativa: il fancazzismo è una corrente di pensiero che conta numerosissimi adepti. Si traduce in un modo di vivere improntato all’apatia, alla voglia di lavorare quasi inesistente e alla tendenza al parassitismo.
Camera Cafè presenta IL MANUALE DELL’IMPIEGATO 3.1 - Guida pratica al fancazzismo
Creato il 12 gennaio 2012 da SulromanzoPotrebbero interessarti anche :
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