Camere di compensazione per controllare i derivati ? No grazie

Creato il 16 giugno 2011 da Piccolosocrate @piccolosocrate

Controllare i rischi sui titoli tossici: è la solita rogna dei titoli tossici (tra i quali i credit default swaps e i collateralized debt) che affligge chi si occupa di regolamentazione del sistema.

Dopo la scottatura dello scoppio della crisi finanziaria, in tutti i convegni si è parlato di riforma dei derivati e la soluzione era sempre quella di creare una clearing house per controllare le operazioni sui derivati.

I VOLUMI OTC

Non è un mistero – scrive Federico Fubini sul Corriere Economia di un paio di settimane fa – che i derivati scambiati « over the count », ossia in privato e fuori dai mercati regolamentati, sono stati uno dei canali della crisi. Il colosso Aig ha avuto bisogno del salvataggio pubblico (vedi il post scritto all’epoca) perchè aveva sottosctitto un’enorme quantità di CDS (i derivati che assicurano contro il rischio di fallimento di una controparte).

Il volume dei titoli Otc, inclusi quelli più rischiosi, però non sono mai scesi: le imprese li usano per coprirsi dai rischi di credito, dal rischio di aumenti dei tassi, di fluttuazioni valutarie e del prezzo del petrolio. Il valore nominale dei derivati supera oramai varie volte il prodotto interno lordo del pianeta Terra.

Proibire i derivati è impossibile oltre che dannoso.

COME CONTROLLARE I DERIVATI?

L’unico modo &eagrave; controllare il flusso delle transazioni attraverso una controparte centrale che assicura tutte le transazioni. Il sistema “regge” in caso di default (fallimento) di uno degli operatori. Ma in caso di default a cascata, magari dopo un bel contagio?

RISCHI DI CODA?

I rischi di “coda” – ossia i rischi che diventano realtà nelle situazioni estreme (per fortuna molto rare) in cui accadono eventi (finanziari) devastanti – vanno riconosciuti per tempo. Lo abbiamo imparato dai subprime 2008 e da tutte le tensioni dei mesi successivi. Per coda s’intende qualcosa fuori dal “normale”, qualcosa di estremo visto che il concetto di “normale” si associa a “molto frequente, con effetti limitati e ben conosciuti”.


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