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Cameron. D’ora in avanti in Gran Bretagna solo gli immigrati extracomunitari con un reddito sopra i 37 mila euro

Creato il 06 febbraio 2012 da Iljester

Cameron. D’ora in avanti in Gran Bretagna solo gli immigrati extracomunitari con un reddito sopra i 37 mila euro

Questa sì che è una politica dell’immigrazione tosta e coi controfiocchi. Il ragionamento di Cameron non fa una grinza: «Ci serve gente che possa recare beneficio alla Gran Bretagna, non gente che vuole solo trarre beneficio dal Regno Unito».

Nel nostro mediocre paese una simile dichiarazione — fatta magari da Berlusconi — avrebbe fatto stracciare le vesti ai signorotti dei salotti buoni della sinistra. Ma la Gran Bretagna non è l’Italia. Del resto, loro hanno avuto un impero, hanno avuto Churchill, hanno diffuso la loro cultura in mezzo mondo, e nonostante siano passati gli anni gloriosi della regina Vittoria, continuano ad avere diritto di parola nelle stanze che contano. Noi, al massimo, apprendiamo le notizie di un certo rilievo sempre di terza mano e sempre dopo, mai prima.

Ma tornando alla decisione di Cameron, posso dire che allo stato e vista la crisi economica è certamente una decisione ragionevole e necessaria. L’immigrazione diventa un valore aggiunto quando è capace di apportare ricchezza al paese e non quando gliela sottrae. Perché è ovvio che è del tutto inutile che arrivino in massa duemila immigrati al giorno e poi il 90% di questi devono essere mantenuti dalla collettività perché non hanno di che vivere.

Che senso ha? Credo nessuno. Il buonismo d’accatto non è utile né agli immigrati né al paese ospitante. L’ideologia, in questi frangenti, dovrebbe essere lasciata da parte. Bisognerebbe adottare una politica concreta, che badi al sodo, agli interessi del paese e degli italiani. Perché alla fine sono proprio gli italiani che pagano più di tutti le politiche scellerate dell’immigrazione selvaggia, alimentata più dalla ideologia e dal buonismo che dalla reale esigenza del paese di accogliere nuova forza lavoro. Sono gli italiani che ogni giorno devono poi vivere nelle strade infestate da persone che non hanno nulla da fare, che spesso delinquono o che ti assillano in ogni parcheggio per acquistargli un accendino che magari non ti serve e che si rivela alla fine una vera e propria elemosina che fai perché ti dispiace (e io l’ho fatto).

Davanti al problema dell’immigrazione qualche supponente argomenta la tesi secondo la quale anche gli italiani sono stati un popolo di emigranti. È vero. Ma i flussi migratori italici si riversavano non nei paesi dove vi era un alto tasso di disoccupazione e dove la crescita era zero, bensì nei paesi in cui l’economia stava fiorendo, dove le opportunità di lavoro erano altissime, dove l’ottimismo dilagava e dove il denaro girava e le leggi erano tutte orientate alla crescita. E poi — diciamocela tutta — gli italiani sgobbavano. Se gli Stati Uniti sono quello che sono oggi, lo devono anche al sudore degli italiani.

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Ma da noi? Da noi la realtà è diversa. I flussi migratori che si riversano nel nostro paese sono di tutt’altro genere. In alcuni casi, l’Italia è un transito, in altri casi, quando gli immigrati arrivano nel nostro paese, vengono mantenuti dalla collettività, perché il lavoro da noi manca del tutto. Abbiamo una crescita pari a zero, la disoccupazione si aggira intorno al 10%. Non ci sono opportunità per gli italiani, e volete che ce ne siano per gli stranieri? E poi, molti di loro vengono in Italia per delinquere. Le nostre carceri scoppiano letteralmente di criminali stranieri. La operosità dei migranti che giungono nel nostro territorio rasenta praticamente lo zero o quasi (rari sono gli esempi positivi). Il contributo globale che danno al benessere italiano è molto basso, mentre è altissimo il livello di assistenza che noi diamo a loro, tra sussidi, sanità e abitazioni.

Cameron — differentemente dai poco lungimiranti politicanti italiani (di sinistra) — ha capito che nel buonismo idiota e ottuso non c’è futuro per il suo popolo. Ecco dunque che ha detto stop. Niente più immigrazione che deve essere mantenuta, ma solo immigrazione di qualità. Gente che ha voglia di lavorare e di contribuire al benessere della comunità in cui si radica. Gente che non entra in un paese con un grosso punto interrogativo sulla testa e il portafogli speranzoso di essere rimpinguato con i soldi della collettività. In altre parole, gente che possa ‘recare beneficio alla Gran Bretagna’. I tempi del buonismo ipocrita sono finiti, e basta con questa storia del razzismo a ogni piè sospinto! Il rischio è che a forza di evocarlo e di difenderne i pericolosi presupposti sociali ed economici (l’immigrazione selvaggia), riesploda sul serio e in modo virulento, perché la nostra ormai è diventata una guerra fra poveri e ricchi decaduti.

Fonte: Libero

di Martino © 2012 Il Jester 


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