Camilo cienfuegos, l’operaio della rivoluzione cubana

Creato il 28 marzo 2014 da Postpopuli @PostPopuli

Camilo Cienfuegos (wikipedia.org)

di Emiliano Morozzi

Camilo Cienfuegos, l’operaio che divenne protagonista della rivoluzione cubana, che partì dai vicoli dell’Avana vecchia in cerca di fortuna e vi tornò come uno dei leader della rivoluzione che aveva liberato il paese dalla dittatura di Fulgencio Batista.

Una figura poco conosciuta all’estero quella dell’habanero di origini spagnole che fu protagonista della rivoluzione del 59, ma allo stesso tempo una figura capace in patria di rivaleggiare in popolarità con i due più importanti protagonisti di quella sollevazione, Fidel Castro e Ernesto Guevara. Secondo alcune teorie, fu proprio questa popolarità a rendere Cienfuegos inviso allo stesso Castro, e sicuramente la morte e misteriosa del rivoluzionario fecero di lui una specie di icona della Rivoluzione Cubana, sfruttata sia dal regime castrista che dai suoi oppositori.

Ma partiamo dall’inizio, da quei vicoli dell’Avana vecchia dove Camilo Cienfuegos nasce e cresce: figlio di esuli spagnoli (il padre è asturiano, la madre della Cantabria, terre di minatori e lotte sociali), il giovane cubano viene su a pane (poco) e politica (tanta), educato dal padre che se lo porta quasi sempre dietro durante le sue raccolte di fondi per la repubblica spagnola. Camilo Cienfuegos però non è un militante disciplinato, ha un carattere ribelle e bohemien ed emigra negli Stati Uniti in cerca di fortuna ed avventura. Come il proprio compagno di lotta Ernesto Guevara, Camilo Cienfuegos si adatta a fare di tutto per sbarcare il lunario, ma il richiamo della terra natia lo spinge a fare ritorno dopo qualche anno a Cuba, proprio nel momento in cui scoppiano le rivolte organizzate dal Movimento 26 luglio contro Batista.

Siamo nel 1956, e mentre Fidel Castro dirige l’assalto alla caserma Moncada, nelle strade dell’Avana Camilo Cienfuegos viene ferito durante una sollevazione popolare contro il dittatore: questo episodio rimarrà fortemente impresso nella memoria del rivoluzionario, quando suo padre, togliendogli le bende insanguinate, esclamò “È sangue di mio figlio, ma sangue versato per la rivoluzione”. Un episodio forse romanzato ed agiografico, sicuramente un episodio che spinse Camilo Cienfuegos a partecipare attivamente alla liberazione dell’isola.

Partiti in 82 a bordo del piroscafo Granma, solo in venti riuscirono a sopravvivere al primo scontro a fuoco con l’esercito di Batista ad Alegria del Pio, e durante il periodo trascorso nella Sierra Maestra, Camilo Cienfuegos si fece apprezzare per il suo coraggio e la sua abilità di combattente, oltre che per le sue qualità umane come il sorriso, l’ironia e l’autoironia (era uno dei pochi che si poteva permettere di prendere in giro Ernesto Guevara, che tra le sue tante virtù di rivoluzionario certo non annoverava il senso dell’umorismo). Bloccata l’offensiva delle truppe batistiane nell’estate del 1958, le truppe rivoluzionarie passarono al contrattacco: una delle colonne che dovevano marciare alla conquista dei punti strategici dell’isola fu condotta proprio da Cienfuegos, che a Yaguajay costrinse alla resa dopo dieci giorni di infruttuoso assedio la guarnigione locale composta da 250 uomini, liberando per la prima volta una grande città e dando il via alla successiva offensiva di Ernesto Guevara contro Santa Clara e L’Avana.

Dopo la vittoria della rivoluzione, Camilo Cienfuegos fu posto al comando delle forze armate e il 28 ottobre, mentre era di ritorno da Camaguey dove aveva arrestato Hubert Matos, il piccolo aereo sul quale viaggiava fu sorpreso sull’oceano da un improvviso uragano e scomparve nel nulla. Dell’aereo e dei suoi occupanti non fu trovata alcuna traccia e la misteriosa scomparsa di uno dei personaggi simbolo della rivoluzione diede il via alla fioritura di leggende e ipotesi più o meno verosimili.

Da parte del regime, si arrivò ad ipotizzare un attentato da parte della CIA, e la figura di Cienfuegos fu sfruttata come elemento di sostegno alla dittatura di Castro, da parte degli oppositori anticastristi, i contrasti tra Camilo e Fidel e la popolarità del primo che oscurava quella del secondo li spinsero ad ipotizzare un omicidio politico ordito dal leader al potere a Cuba. Di sicuro la morte prematura, il carattere ironico e scapestrato, le umili origini fecero di Camilo Cienfuegos una figura molto apprezzata a livello popolare, un’icona rivoluzionaria meno appariscente dei suoi due compagni d’avventura ma che forse proprio per questo è riuscita a mantenere un certo fascino nonostante la Rivoluzione Cubana abbia mostrato nel corso di tutti questi anni i propri fallimenti.

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