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CAMMINARSI DENTRO (315): La materia dell’improvvisazione

Da Gabrielederitis @gabriele1948

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Venerdì 16 dicembre 2011

L’attitudine all’improvvisazione si sperimenta in sommo grado nel colloquio di motivazione, dentro la relazione d’aiuto. E’ stato Cacciari a parlare di arrischio della relazione, per significare che siamo esposti, giacché ne va della nostra ‘credibilità’, dell’autorevolezza della nostra parola. Quando noi parliamo, siamo ‘preceduti’ da tutto ciò che ci precede: ogni volta che abbiamo parlato alla stessa persona abbiamo contribuito a fare storia, a intessere una trama che andrà a costituire poi la filigrana dei ricordi dell’altro. Dobbiamo costituire materia di ricordi, ‘pre-testi’ e impliciti per i discorsi che verranno, utili presupposti di cui tener conto come significati su cui sia stato raggiunto un accordo. La quotidiana negoziazione dei significati da attribuire alle cose è materia vitale per la relazione d’aiuto. In essa, nondimeno, varrà la regola dell’accordo da raggiungere, perché ad ogni colloquio si inizia con un sacro timore: per affrontare la terra incognita che ci si para davanti e che è fatta dal silenzio dell’altro, che attende, e dall’invisibile da cui ‘proviene’, occorre varcare la soglia della speranza, accedere all’universo di senso di ciò che è comune e che attende di essere evocato, richiamato alla memoria. Ogni volta di nuovo, è urgente trovare le parole che valgano a dire se vale la pena o no consistere nello stesso spazio e sentire la stessa cosa, non importa se con la stessa tonalità emotiva. Istituire file di continuità è già un approdo, se raccontare l’altro sarà accettato e vissuto come compiuto riconoscimento e dono. L’incanto delle cose è in questo in armonia a cui ogni persona aspira. Essere presenti con la mente e con il cuore nello spazio di un’ora è gesto di grande responsabilità. Questa presenza all’altro viene immediatamente percepita e sentita come vera presenza. E’ un essere-per-l’altro che contribuisce a generare lo spazio linguistico in cui l’altro potrà oscillare liberamente tra progetto e destino, sempre proteso a cogliere il significato della propria esistenza che si fa nel momento della parola. E’ sempre un modo per aiutare a sentirsi amati. E’ il prendersi cura che tutti conosciamo, perché da lì proviene l’attaccamento alla vita, il sentimento del tempo, la sensazione di esistere.

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