Cristiano e io amiamo molto andare a zonzo per le colline e in montagna, specie nelle stagioni intermedie, quando la natura è più bella.
Veduta del Gran Paradiso, Valle d'Aosta. Foto di Cristiano.
Ma camminare non è solo un passatempo.
Camminare significa entrare in contatto con la terra attraverso i piedi, i sensi e la gestione dei ritmi e dell’equilibrio psicofisici. Significa mettere le radici nel pieno del movimento, riscoprendo il mondo e il tempo.
Per “camminare”, nel vero senso della parola, non è sufficiente fare un passo dopo l’altro né sarà di alcuna utilità (soprattutto in montagna e sui passaggi più accidentati) accelerare l’andatura, allo scopo di apparire più resistenti e temprati.
E’ invece indispensabile concentrare i nostri pensieri sul flusso di energia proveniente dal suolo e dalla natura e sul ritmo (dell’incedere e del respirare) a noi più adatto. Scopriremo così che esistono camminatori lenti e camminatori “briosi”. Alcuni respireranno senza sforzo, altri canteranno sottovoce durante la marcia, altri ancora preferiranno restare in silenzio, attenti alle variazioni del terreno.
Purtroppo, al giorno d’oggi, stiamo disimparando a camminare. Facciamo trekking (vestiti di tutto punto con abiti firmati, costosissimi e per questo poco adatti agli imprevisti del percorso) oppure andiamo in automobile (arnesi che il filosofo Emil Cioran non esita a definire “ferraglia ansimante”); ma non camminiamo.
In città, l’utilizzo delle automobili (anche su tragitti irrisori, che potrebbero essere percorsi a piedi o in bicicletta) non solo ha avuto conseguenze devastanti sull’ambiente, ma ha peggiorato la qualità della vita: il traffico, gli ingorghi, lo smog, la velocità dei veicoli hanno reso gli esseri umani alienati e aggressivi. Come tutti gli animali in gabbia, ci rivoltiamo digrignando i denti contro i nostri compagni di prigionia.
Diverso dall’uso smodato degli autoveicoli, ma allo stesso modo dannoso è il “camminare fine a se stesso”, definito sport e divenuto ormai una moda.
Camminare, infatti, non è una semplice attività fisica e (non solo) una scelta responsabile atta a rispettare l’ambiente. Camminare in maniera consapevole (e utile alla ri-generazione) vuol dire rapportarsi con attenzione e saggezza a se stessi e all’ambiente circostante. Camminando in generale (e in montagna in modo particolare, onde evitare spiacevoli incidenti) occorre apprendere alcune regole basilari che, col tempo, diventeranno un patrimonio prezioso di saperi acquisiti.
Per fare degli esempi pratici: non si può andare a camminare in montagna (o in collina) e ignorare i nomi dei fiori, delle piante che incrociamo lungo il sentiero e della fauna locale. Così come non si può camminare e non sentire le energie che scorrono dal terreno – attraverso i piedi – in tutto il nostro corpo, capaci di ritemprare il fisico e la mente.
Se riuscirò a tenere fede alle mie intenzioni, desidero pubblicare su queste pagine i miei (i nostri!) appunti di viaggio, oltre che numerose informazioni utili su quello che associazioni meritevoli come “La Boscaglia” hanno intelligentemente battezzato il “camminare lento”.