Dossier Shock: Situazione inquinamento esplosiva in Campania secondo la Commissione Nazionale Antimafia
Non ha dubbi la Commissione Nazionale Antimafia, che nell’ultima relazione annuale sulla lotta alla criminalità organizzata, parla esplicitamente di una camorra sempre più responsabile dell’epidemia di tumori che sta colpendo pesantemente i cittadini di molti comuni a nord di Napoli.
Lo fa con dati reali e circostanziati: «Alcuni dati di natura epidemiologica dimostrano in tutta la loro gravità gli effetti nefasti provocati da scellerate strategie di distruzione del territorio a fini criminali», la relazione si avvale di uno studio del Dipartimento Ambiente dell'Istituto superiore di sanità il quale evidenzia che dal 2008 «si registra un accumulo di diossina ed una presenza di determinati inquinanti nel sangue e nel latte materno in gruppi di popolazione a differente rischio di esposizione nella Regione Campania».
«I campionamenti provenienti da popolazione residente nell'ambito delle Asl Na3, Na4, Ce1 e Ce2 hanno poi dimostrato che la vicinanza residenziale a luoghi dove sono presenti rifiuti rappresenta uno dei principali fattori in grado di influenzare l'entità dell'esposizione».
Addirittura già dal 2004 la U.S. Army aveva vietato ai cittadini americani presenti in Campania di risiedere in determinate aree come ad esempio il Litorale Domizio e l’Agro Aversano perché indicate ,già allora, come zone ad alto rischio ambientale pericolose per la salute dei militari americani.
Definire la situazione “drammatica” è un eufemismo, quando milioni di tonnellate di rifiuti industriali vengono smaltiti da 20 anni nelle discariche presenti sul territorio o addirittura nelle campagne a contatto con le falde acquifere.
La situazione è più che drammatica, è disperata e può avere conseguenze demografiche enormi mettendo addirittura a repentaglio la sopravvivenza di uomini e specie animali in quelle aree.
Ormai non si tratta più solo di interessi economici e di affari loschi ma di diritto alla sopravvivenza e sarà interessante vedere se quella piccola parte della popolazione, connivente con la criminalità, sarà ancora disposta a pagare con la vita propria e dei propri figli per gli affari di qualcuno. O se l’istinto di sopravvivenza imprimerà una svolta significativa di cultura e mentalità.
In tutto questo è legittimo chiedersi anche lo stato da che parte starà, e se saprà interpretare le esigenze di cambiamento; si perché dopo quello che si è visto in Campania qualche dubbio noi tutti ce lo stiamo ponendo.