Qual è l’origine del nome “Campania”? Secondo l’ipotesi più accreditata si deve questo toponimo alla città di Capua, una città la cui fondazione è probabilmente anteriore a quella di Roma e dunque grosso modo contemporanea a quella di Partenope, se non addirittura anteriore rispetto a quest’ultima. Il territorio di Capua e dei suoi immediati dintorni era pianeggiante, ed è dagli abitanti di quel centro, i Capuani, che si hanno i Campani, ossia coloro che vivevano in tutta quella porzione di territorio sulla quale era esercitata l’influenza di Capua. Ager Campanus, infatti, era per gli antichi proprio il territorio di Capua, che fino alla sua volontaria romanizzazione (donò se stessa ai romani per non farsi conquistare dai sanniti) era la più grande città in Italia.
Successivamente, con l’espansione romana, nacque l’esigenza di designare l’ampia pianura di cui faceva parte non solo Capua e dintorni, ma che si estendeva dal Garigliano fino alla Penisola Sorrentina, dal Mar Tirreno al Sannio fino a Nocera. Durante il principato di Augusto la Campania comprendeva anche il Basso Lazio fino al Tevere, in modo tale che questa insieme al Latium potesse formare una sola grande regione, chiamata appunto Latium et Campania. Se questa era la Campania dal punto di vista delle suddivisioni amministrative, nella realtà concreta e nell’uso comune essa restò quella pianura di cui prima abbiamo delineato i contorni. Posto inoltre che per indicare i campi coltivati i latini usavano la parola ager, si potrebbe ipotizzare che da Campania provenga il corrotto “campagna”, termine che ancora oggi designa il terreno coltivato, come doveva essere in antichità la regione. Con questo nuovo ampio concetto di Campania, Plinio il Vecchio parlò di Campania felix sia per sottolineare la fertilità della regione, sia per distinguere la Campania antica, cioè la Campania di Capua, dalla Campania nuova la quale, come detto, comprendeva una porzione dell’attuale Lazio.
Nei secoli seguenti la Campania è stata protagonista di varie vicissitudini, e il nome di Campania felix è scomparso, facendo posto a Terra di Lavoro, per poi ricomparire nel Cinquecento, quando le cartine geografiche portavano la dicitura “Terra di Lavoro olim Campania Felix”, dunque “Terra di Lavoro, anticamente Campania felix”, che comprendeva più o meno le attuali province di Caserta fino al Garigliano e Napoli e oltre, a Torre dell’Annunciata, ad eccezione perciò di Castrum ad mare e della Penisola Sorrentina, e inglobava inoltre parti dell’attuale Molise, del Sannio e dell’Irpinia. Dal 1806 a 1811 la riforma napoleonica separò la Terra di Lavoro dalla provincia di Napoli, e il capoluogo della prima fu proprio Capua, ma solo fino al 1818 quando Ferdinando I delle Due Sicilie, risalito al trono dopo il Congresso di Vienna e unificate le formalmente distinte corone di Napoli e Sicilia, fece Caserta nuovo capoluogo. Dopo l’Unità d’Italia la Terra di Lavoro perse alcuni territori a vantaggio delle province di Avellino, Benevento e Campobasso, fino alla sua soppressione nel 1927, durante il ventennio fascista, nell’incredulità popolare. Nel 1970, in attuazione (tardiva) delle norme costituzionali, furono istituite le regioni e Campania assunse i confini odierni, comprendendo il Sannio, l’Irpinia ed il Cilento.
Oggi di quella Campania felix è rimasto poco o nulla, eccetto le testimonianze di un passato glorioso, e abbiamo per contro veleni, ignoranza, devastazione sociale ed economica. Un passato poi non così lontano, che dobbiamo far ritornare.