L’avvocato Cipriano Chianese, fu il primo a fiutare l’affare della spazzatura. In poco tempo comprò terreni, gestì cave tanto da anticipare nell’affare anche il potente clan dei Casalesi, solo buoni secondi nel business.
I soldi che entravano nelle casse del clan erano davvero molti (pari a quasi 5 miliardi delle vecchie lire). Servivano per pagare gli affiliati o gli stipendi che arrivavano fino a 400 milioni di lire al mese.
Sul libro paga non c’erano soltanto i membri del clan, ma anche gli sbirri corrotti ed alcuni professionisti della zona che offrivano la loro collaborazione come notai, dottori commercialisti, ragionieri, consulenti del lavoro e tecnici vari.
L’enorme quantitativo di denaro, necessario e sufficiente a finanziare un clan criminale ha comunque un prezzo e in questo caso, il prezzo si chiama devastazione della propria terra.
Poco importava sapere dove andavano i rifiuti solidi urbani,provenienti dai comuni del Nord Italia e dalle fabbriche del settentrione, che anni dopo, strumentalizzati dalla Lega Nord, rifiuteranno di caricarsi un pò di pattume di provenienza campana.
Per gli imprenditori settentrionali l’unica cosa importante era aver le carte in regola, con i timbri giusti e capaci di attestare il corretto smaltimento dei propri rifiuti. Poco importava se la terra campana fosse stuprata o dove venisse nascosta la spazzatura.
Le carte erano apposto grazie al sistema del giro bolla. Un procedimento curato da alcune imprese che provvedevano a contraffare i documenti di accompagnamento dei materiali cosicché, il trasporto dei rifiuti, al momento di eventuali controlli, risultava “regolarmente” diretto ad una falsa discarica di conferimento.
La commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti ha posto a conoscenza dell’opinione pubblica dell’esistenza di una cava, situata tra Caserta e Napoli, dove la munnezza, caricata su 28 mila tir (capace di coprire la distanza tra la Campania e Lombardia), veniva versata.
Ad onor del vero, in provincia di Caserta, le cave erano nate per l’estrazione del tufo o per la costruzione di autostrade ma, in corso d’opera, sono diventate vere e proprie pattumiere illegali.
Le bombe presenti nel casertano e nel giuglianese portano, però, un nome diverso da quelle afgane e libanesi. Si chiamano indici tumorali e sono superiori ad ogni altra zona dell’Italia.
Giuseppe Parente
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