Dai dati diffusi nelle ultime ore da Confcommercio, ovvero la Confederazione Generale Italiana delle Imprese, la Campania risulta essere tra le regioni che è costretta a pagare più tasse locali pur avendo servizi che sono tra i peggiori di tutta la penisola: “Un contribuente campano con imponibile Irpef e Irap pari a 50mila euro versa 2.350 euro in più rispetto al minimo, quello cioé che si paga in Sardegna, e 850 euro in più rispetto a quanto avviene in Lombardia”.
I numeri parlano chiaro, eppure nei dati relativi al 2008 era emerso che la Regione più tartassata d’Italia era la Lombardia a differenza della Campania, nella quale i cittadini pagavano il 63% in meno per le tasse locali con soli 1,657 euro l’anno.
La ripresa economica per i cittadini, soprattutto quelli campani, al momento sembra essere ancora lontana a causa delle imposte territoriali troppo salate che costringono ogni famiglia italiana a spendere circa 4200 euro in tasse.
Mariano Bella, il direttore dell’Ufficio studi di Confcommercio, ha inoltre segnalato il rischio di un ulteriore aumento delle tasse di ben 72 miliardi nel triennio 2015-2018 nel caso in cui dovessero scattare le clausole di salvaguardia contenute nella legge di stabilità: “Un pericolo assolutamente da scongiurare perché i presupposti per la ripresa ci sono, ma va messa mano alla pressione fiscale”.