Fino a quando nel 2010 un gruppo di Cree ha iniziato a bloccare le strade forestali. Secondo i Cree il prelievo di legname non porta grandi vantaggi. In cambio, distrugge le loro foreste. Quindi hanno iniziato a demarcare i loro territori, circa 13.000 chilometri quadrati di foreste, chiedendone la protezione.
Le compagnie del legno hanno accettato una moratoria, ma questa era a tempo, ed è scaduta lo scorso giugno. Allo stallo si aggiungono le complicazione politiche. Il partito liberale appoggia un massiccio sfruttamento delle risorse naturali del Quebec settentrionale, promettendo "migliaia di posti di lavoro, cantieri e milioni di metri cubi di legname".
Anche il suo principale competitore, il Parti Quebecois, ha promesso un aumento dello sfruttamento di legname.Il settore rappresenta il 2,7 per cento del prodotto interno lordo della provincia, esportando ogni ann legname, carta e cellulosa per miliardi di dollari.
Ma dove non ci sono alberi scompaiono anche gli animali, e i cacciatori tradizionali non hanno di che cacciare.
Per i Cree, la caccia non è solo un mezzo di sostentamento, ma è il cuore della cultura tradizionale, oltre ad essere un diritto riconosciuto dalla legislazione canadese. Ma il diritto è calpestato dall'avanzata delle compagnie del legno, che si spingono sempre più a nord.
Ma i taglialegna non se ne curano. "Loro non chiedono mai. Loro non si preoccupano di quello che pensiamo". E le motoseghe spingono sempre di più verso nord. A volte annunciano i loro piani e offrono compensazioni. "Io dico di no , ma loro non si fermano".
Gli inverni si accorciano, e caribù stanno diventando sempre più scarsi a causa del disboscamento, mentre sempre più lupi arrivano lungo lungo le strade forestali. E i Cree temono di perdere lo stile di vita dei loro antenati.