Cancro e vissuti psicologici – Parte I

Da Psytornello @psytornello

Oggi affrontiamo un tema molto delicato ma purtroppo anche molto attuale: il cancro e i vissuti psicologici del paziente oncologico. Poiché l’argomento è molto vasto cercherò di sintetizzare gli aspetti più importanti. Tra le malattie che minacciano la vita, il cancro si pone sicuramente come il più traumatico e stressante tra gli eventi con cui gli esseri umani devono confrontarsi e questo perché il vissuto soggettivo e l’impressione individuale e sociale restano quelli di un processo insidioso e incontrollabile che invade, trasforma e, lentamente, porta alla morte.

L’impatto è totale. La malattia, infatti, influisce su tutte le dimensioni fondanti dell’unicità umana cioè:
- la dimensione fisica, perché intacca l’integrità corporea;
- la dimensione spirituale ed esistenziale, perché obbliga a confrontarsi con la morte;
- la dimensione relazionale, perché inevitabilmente costringe a rivedere il rapporto con gli altri;
- la dimensione temporale, perché ridisegna la prospettiva del futuro.

Ma quali sono esattamente le reazioni al cancro? Possiamo individuare tre momenti:

1 – Una fase di preallarme precedente la diagnosi che si manifesta cioè nel periodo della comparsa dei primi sintomi e del sospetto della malattia;
2 – una fase acuta caratterizzata dalla crisi successiva alla diagnosi;
3 – una fase elaborativa, cioè di graduale e progressivo adattamento alla nuova situazione.

La fase acuta può essere affrontata in modi diversi. I pazienti possono:
- ricercare maggiori informazioni;
- cercare di condividere e parlare con gli altri delle proprie preoccupazioni;
- sottovalutare la gravità della diagnosi;
- cercare di non pensarci;
- impegnarsi in altre attività per distrarsi;
- confrontarsi con il problema;
- accettare la diagnosi;
- fare qualunque cosa;
- subire passivamente l’inevitabile;
- valutare eventuali alternative;
- cercare di ridurre la tensione, ad esempio bevendo o attraverso eccessi alimentari;
- ritirarsi dalle situazioni sociali ed isolarsi;
- prendersela con qualcuno o con qualcosa;
- seguire le indicazioni di una persona di cui potersi fidare;
- prendersela con se stessi.

A seconda del modo in cui il paziente affronta la fase acuta, è possibile individuare diverse reazioni psicologiche e vissuti emotivi:
- la disperazione, caratterizzata da ansia, depressione e convinzione di scarso controllo sugli eventi. Scarsa collaborazione con i medici e rinuncia;
- fatalismo, con bassi livelli di ansia e depressione, convinzione di scarso controllo sugli eventi, rassegnazione e accettazione di quanto il destino ha stabilito;
- preoccupazione ansiosa ovvero elevata quota di ansia, posizionamento del cancro al centro della propria esistenza, ricerca continua di rassicurazione, richiesta di visite o al contrario, fuga dal contesto di cure perché troppo angosciante;
- spirito combattivo caratterizzato da livelli di ansia e preoccupazione congrue, convinzione di controllo (parziale) sugli eventi, aderenza alle terapie;
- evitamento cioè bassi livelli di ansia, distrazione rispetto ai temi legati alla malattia.

Alla luce di quanto detto, quali sono i principali bisogni dei pazienti?

  • Bisogni fisiologici (quelli prettamente legati alle cure);
  • Bisogno di sicurezza, cioè di non sentirsi abbandonati, ingannati, percezione di attenzione rispetto alle proprie difficoltà;
  • Bisogno di appartenenza, di percepirsi in rapporto con gli altri, di mantenere la comunicazione, di poter esprimere i propri pensieri ed emozioni;
  • Bisogno di autostima, di sentirsi apprezzati, di poter mantenere il proprio ruolo, di poter intervenire nei processi decisionali;
  • Bisogno di autorealizzazione, di poter esprimere la propria progettualità, di rivalutare il senso della propria esistenza, di percepire attenzione ai propri bisogni fondamentali.

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