A quasi un anno dal vertice di Copenhagen, si è aperta a Cancun la sedicesima Conferenza delle Parti dell’Onu sul cambiamento climatico.
Cambia lo scenario ma le preoccupazioni sono le stesse.
L’ultimo report dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) parla di un nuovo record battuto nella concentrazione di gas climalteranti in atmosfera, causa principale dell’aumento delle temperature medie del nostro pianeta che dal 1900 ad oggi sono aumentate di 0,76°C, con conseguenze poco prevedibili su un sistema complesso come quello atmosferico.
I primi sintomi della febbre del pianeta cominciano ad apparire anche a vista d’occhio, come l’aumento nell’intensità dei fenomeni atmosferici (piogge torrenziali, alluvioni) o lo scioglimento dei ghiacci artici.
Bisogna fare un passo avanti, per costruire un nuovo accordo vincolante per combattere il riscaldamento globale.
Al centro della discussione saranno soprattutto le risorse da investire per l’adattamento ad un clima instabile, che i Paesi industrializzati (sul tavolo degli imputati come inquinatori storici) dovrebbero mettere a disposizione dei Paesi vulnerabili.
Sono più che convinta che le organizzazioni non governative, come Greenpeace, con la loro presenza possano influenzare e sensibilizzare l’opinione pubblica e dare voce a chi non ne ha: il nostro Pianeta, che deve essere salvato dall’azione degenerativa ed irresponsabile dell’uomo.
Greenpeace, che da anni sostengo, avanza le proprie richieste a Cancun:
1. Taglio delle emissioni: i Paesi industrializzati devono impegnarsi a ridurre le proprie emissioni tra il 25 e il 40 per cento entro il 2020 rispetto al 1990, a prescindere dalle future politiche dei Paesi emergenti.
2. Maggiori investimenti: venga istituito un Fondo per il Clima gestito dall’Onu da alimentare, per esempio, con una tassa sulle emissioni aree e navali. È necessario un livello di investimenti globale pari a cento miliardi di dollari, per consentire a tutti i Paesi emergenti di raggiungere l’obiettivo comune di riduzione delle emissioni.
3. Un accordo quadro per le foreste e chi le abita: a Cancun dovrebbe essere approvato in via definitiva il sistema REDD (Riduzione delle emissioni dalla deforestazione e degradazione) per contabilizzare e premiare la mancata deforestazione degli ultimi polmoni verdi del Pianeta. Greenpeace non è contraria al sistema REDD, ma chiede trasparenza e rispetto per le popolazioni indigene.
4. Accordi vincolanti post Kyoto: il Protocollo di Kyoto scadrà nel 2012. Ancora oggi rappresenta l’unico esempio di Accordo vincolante per gran parte delle nazioni del nostro Pianeta. Greenpeace chiede di superare i veti e le ostilità reciproche e di creare le basi affinché, entro il prossimo vertice di Durban nel 2011, si giunga all’approvazione di un nuovo Accordo vincolante.