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Canicola: il sole non caccia le ombre nel noir crudele di Baru

Creato il 14 gennaio 2015 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

Canicola: il sole non caccia le ombre nel noir crudele di BaruTroppa luminosità acceca, si sa, e fa precipitare nel buio.
È il dato da cui è partito il disegnatore francese Baru (pseudonimo di Hervé Baruléa, classe 1947) per realizzare graficamente il romanzo a fumetti La canicola, un racconto attraversato in quasi tutte le sue pagine da un'abbacinante luce estiva e però, malgrado questo, torbidamente nero.
Di più: nerissimo.

Un noir dalle atmosfere malate che ruota attorno ai rapporti morbosi che legano fra di loro i componenti di una famiglia più che mai disfunzionale e residente in una fattoria situata in un punto imprecisato della campagna transalpina.
Il graphic novel in questione è un adattamento del romanzo omonimo (inedito in Italia) dello scrittore Jean Vautrin, anche autore della sceneggiatura a fumetti. Nato nel 1933 nella regione della Lorena, Vautrin (all'anagrafe Jean Herman) è uno specialista del poliziesco e del thriller ma nella sua lunga carriera - oltre a cimentarsi con l'attività di regista cinematografico, dirigendo cinque film - ha scritto molte altre cose.

Canicola: il sole non caccia le ombre nel noir crudele di Baru
E difatti ne La canicola si avvertono echi di mondi solitamente distanti da quelli tipici del noir: il modello, semmai, sembrano essere certe narrazioni imperniate sulle perversioni e le ambiguità di alcuni nuclei familiari dell'America più rurale e arretrata. Ne La canicola l'orribile tran tran di una famiglia di rozzi campagnoli viene sconvolto dall'irruzione, nella loro fattoria, di un criminale americano, tale Jimmy Cobb, reduce da una ricca rapina e in cerca di un rifugio. Il problema più grosso è che Cobb è braccato sia dalla polizia sia da altri gangster, il che mette fatalmente in pericolo tutti gli elementi della piccola comunità rurale.
Alcuni dei quali, almeno all'inizio, accolgono favorevolmente l'avvento del bandito: la depressa Jessie vede in lui un potenziale uccisore di Horace, il suo coniuge greve e violento, capofamiglia colmo di frustrazioni e perennemente dedito all'alcol e alla masturbazione; il piccolo Joachim, picchiato sistematicamente da Horace (che è il suo padre putativo), spera di cambiare vita grazie alla refurtiva di Cobb; da ambizioni analoghe a quelle del ragazzino è mosso Socrate, zio sovrappeso con un ridicolo cappello calcato sulla testa e una prostata a pezzi; la patetica ninfomane Ségolène, che vive assieme a Horace e agli altri ma i cui legami con la famiglia restano non del tutto chiariti, si accontenterebbe invece che il gangster desse soddisfazione alle sue brame sessuali.

Canicola: il sole non caccia le ombre nel noir crudele di Baru
Se la situazione, all'interno della fattoria, assomiglia insomma a quella di una bomba non disinnescata che potrebbe esplodere da un momento all'altro, Jimmy Cobb è il detonatore perfetto: dal momento in cui l'americano si rifugia nel casale, tutto precipita inesorabilmente, originando una tragedia terribile ma assai poco catartica.
L'impressione è infatti che chi rimarrà in vita proseguirà con le condotte belluine di sempre: ancora nella fattoria, oppure lontano da essa, ma sempre bestiale nei comportamenti, animale tra gli animali, laido quanto il cinghiale e la scrofa che si accoppiano nelle tavole finali del fumetto.

Anzi di più, perché gli animali sono innocenti nella loro bassezza, mentre l'umanità abbrutita raccontataci da Vautrin e dal segno grottesco di Baru, mossa com'è da aspirazioni non si sa se più bieche o più ridicole, no. E quasi non resta che sperare che l'implacabile sole la bruci una volta per tutte, assieme alle incolpevoli spighe di grano.

Abbiamo parlato di:
La canicola
Jean Vautrin, Baru
Traduzione di Stefano Sacchitella
Coconino Press Fandango, 2014
112 pagine, brossurato, colori - 17,00€
ISBN: 9788876182686

Originariamente pubblicato su "Libero" del 23 dicembre 2014.

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