E’ di ieri la notizia della fine della protesta dei minatori in Sardegna: hanno ottenuto una proroga a fine anno dell’apertura degli stabilimenti nel Sulcis, sfamando – perché di questo si tratta, non di più; purtroppo per loro e per il loro lavoro – moglie e figli almeno fino a Natale (augurandogli che possa essere sereno, non vigilia di altra angoscia), e per il momento tanto gli basta. Per arrivare a questo risultato, hanno dovuto barricarsi a 400 metri di profondità portandosi appresso quintali di esplosivo e qualche telecamera, ognuna compiacente per sua convenienza (il Tg5 perché “Monti affama il Sulcis” mentre Berlusconi non lo ha fatto, il Tg3 perché vive nel mito della classe operaia e così via).
Come loro i “No Tav“, che hanno rallentato per mesi e anni i lavori dell’alta velocità; le “vajasse” campane che non volevano i rifiuti inceneriti sotto casa (e vagli a spiegare che nel mondo esiste, e se uno produce rifiuti li deve anche smaltire); quelli che bloccavano le autostrade per far sentire la propria voce; i “forconi” siciliani, e così via..
Nel canile Italia, ciascuno di questi – a modo suo – è riuscito ad ottenere quanto desiderato perché aveva la voce sufficiente per far ascoltare il proprio latrato. Non capisco, però, chi – commentando queste esibizioni muscolari – mi dice che “hanno fatto bene” e che “non puoi affamare delle persone”, per due ragioni:
1. se tu fossi imprenditore, sì proprio tu che mi accusi di tutto questo, saresti felice di doverci rimettere del tuo per fare in modo che la baracca stia in piedi? Pagare stipendi in aziende non più produttive non è imprenditoria ma filantropia: quantomeno cambiamogli il nome, ma a questo punto anche la fiscalità (perché pagare le tasse come azienda non è uguale a pagarle come Onlus..)
2. Il corto-circuito si è verificato a monte: si è dato modo a qualcuno di protestare alzando la voce, a scapito di qualcun altro, e non lo si è punito con la giusta risolutezza, anche a causa di un’informazione compiacente. Anzi: la sensazione è che spesso si venga premiati, con un contentino (per il Governo i sussidi sono spicci) che va a sommarsi ad altri, concessi prima. Se però uno Stato non è in grado di far rispettare la legalità, al di là del fatto che questa cosa ha un costo, passa l’assunto secondo cui vale la Legge della giungla (e non la democrazia della quale vi riempite la bocca: quella resta inapplicata) e solo chi ha voce continua ad avere un minimo di potere contrattuale.
Io, giovane che lavorando in una piccola azienda – come tante – non ho alle spalle un sindacato e un telegiornale, qualora il mio padrone dovesse tirar giù la serranda avrei solo un modo per protestare: andare a fare il mendicante, lontano dai riflettori un po’ per orgoglio un po’ per mancanza di ribalta mediatica.
Se il canile Italia così concepito vi piace, poi non lamentatevi di esserne rimasti vittime..