La Giuria presieduta dai Fratelli Coen si è trovata di fronte una selezione di autori e titoli sulla carta decisamente interessante, che vedeva tra le sue fila ben tre cineasti italiani, i celebrati Nanni Moretti, Paolo Sorrentino e Matteo Garrone.
Come si sarà dunque conclusa la kermesse? Sarà riuscita la compagine italiota a portare a casa almeno uno dei premi?
Senza dubbio, e qualunque sia stata la decisione finale della Giuria, ci sarà, come sempre, da discutere.
E così, i giochi sono fatti anche quest'anno, per quel che riguarda la Palma d'oro.
I quotidiani italiani, online e non, portano già in prima pagina lo "scandalo" di una sconfitta del nostrano trio delle meraviglie composto da Moretti, Sorrentino e Garrone, lasciati completamente a secco di riconoscimenti - a meno che non si sfrutti come salvagente il premio della giuria ecumenica a Moretti -, come se la loro presenza bastasse a giustificare una vittoria, o quasi.
Non essendo ancora riuscito a confrontarmi con nessuno dei lavori portati dai nostri in concorso - personalmente, in ordine di preferenza, spero di confrontarmi al più presto con Youth, Mia madre e dunque Il racconto dei racconti - o tantomeno con gli altri - vincitori e non - scrivo sull'onda dell'impressione e dell'emozione, e non posso che essere soddisfatto - nonostante il campanilismo che in questi casi desta sempre qualche sospetto, quasi l'organizzazione faccia comunque pressioni sulla Giuria - della vittoria di Audiard, un regista con grandi palle che nel corso della sua carriera è andato in crescendo, che ricordo ai tempi in cui scoprii grazie a Sulle sue labbra così come allo strepitoso Il profeta ed al passionale Un sapore di ruggine e ossa.
Un brindisi se lo guadagna anche il premio in ex aequo per l'interpretazione femminile, giunto a valorizzare il nuovo lavoro della regista Maiwenn, che non vedo l'ora di affrontare considerato l'ottimo Polisse di qualche anno fa, e nonostante la mia antipatia anche a Lanthimos, che pare essere riuscito a colpire con il suo The Lobster così come fece con Kynodontas.
Il premio alla regia di Hou Hsiao Hsien può essere una strizzata d'occhio agli spettatori più radical - anche se il mio ricordo di Millennium Mambo è ancora oggi ottimo -, mentre il riconoscimento a Vincent Lindon - che onestamente conosco poco e niente -, quello a Franco per la sceneggiatura ed il Gran Premio a Nemes mi lasciano tutto sommato indifferente.
Un Festival che accontenterà alcuni e lascerà l'amaro in bocca a molti, come del resto accade sempre in queste occasioni: per quanto mi riguarda, sono più che felice di avere, almeno sulla carta, ottimo materiale di visione per il resto di un'annata che, fino ad ora, ha riservato più delusioni che altro.
Ed ecco la lista dei vincitori:
Palma d’oro Dheepan, Jacques Audiard
Grand prix Saul fia (Il figlio di Saul), László Nemes
Premio della giuria The lobster, Yorgos Lanthimos
Miglior regia Nie Yinniang, Hou Hsiao-Hsien
Miglior attore Vincent Lindon, La loi du marché
Miglior attrice (premio ex aequo) Rooney Mara, Carol, e Emanuelle Bercot, Mon roi
Miglior sceneggiatura Chronic, Michel Franco
Miglior cortometraggio Wave 98, Ely Dagher
MrFord