Cannes 2015: Recensione: IRRATIONAL MAN, un Woody Allen duro al punto giusto

Creato il 16 maggio 2015 da Luigilocatelli

Irrational Man, un film di Woody Allen. Con Joaquin Phoenix, Emma Stone, Parker Posey. Fuori concorso.
Uno dei Woody Allen meno battutari e piacioni, più duri, neri e disincantati. Come Crimini e misfatti e Match Point. Professore di filosofia con smanie superomistiche organizza un delitto perfetto per togliere di mezzo un giudice corrotto. Ritratto perturbante e allarmante di un uomo che si sente svincolato dalla comune morale. Peccato che nell’ultima parte il flm diventi un gialletto improbabile, con un sottofinale alquanto goffo. Voto 7+
Uno dei Woody Allen meno battutari e più disincantati e cupi. Di quelli del filone nero che va indagare i peggio degli umani, l’avidità, il vizio, il pregiudizio, la violenza, la mancanza di ogni pur minima morale. Per capirci, con questo Irrational Man siamo dalle parti di Crimini e misfatti e Match Point, con tanto di delitto voluto, goduto e assaporato, e voluttuose citazioni dostojevskiane ome piace fare all’intellettuale newyorkese Allen. Si ride poco, quasi niente, in un film che per almeno due terzi è un piccolo prodigio di narrazione, dialoghi tersi e funzionali, caratteri delineati con mano infallibile, una trama che scorre senza il minimo ingorgo e intoppo. Da mostrare nelle scuole di cinema, ecco. Poi. Poi nella parte ultima, diciamo nel terzo ultimo, Irrational Man si perde, si banalizza a piccolo giallo tendendo a somigliare pericolosamente a Misterioso omocidio a Manhattan, ma resta comunque il migliore tra gli ultimi Allen insieme a Blue Jasmine. Al centro, un Joaquin Phoenix non proprio in smagliante forma fisica, appesantito, con evidentissima pamcia, eppure (almeno secondo il cpione) di irresistibile ascendente erotico sulle sue studentesse e colleghe di università. Interpreta difatti un professore di filosofia in una di quei college upper class della East Coast genere Ivy League. Arriva già circonfuso di un’aura di femminiere maledetto, e subito lo bracca una collega sposata e annoiata (una strepitosa Parker Posey), mentre l’allieva studiosissima Emma Stone, per quanro fidanzata a un buonissmo ragazzo, finirà con l’imnnamorarsi di lui. Per via di quello spleen da filosofo depresso sempre lì a concionare di Kant e Kierkegaard. Ma è quando gioca intemerato alla roulett russa che conquista definitivamente la studentssa, soleticandola sul versante crocerossina-Io ti salverò. Da lì a mettersi insieme è un niente e quando i due captano al ristorante una conversazione in cui una donna separata di dispera per i figli che ilgiudice, amico del marito, le ha sottratto, decide di passare all’azione. Lui, imbevuto di filosofia e anche di cattiva dì filosofia e di un certo superomismo, comincia a pensare che liberare il mondo da quel giudice corrotto sarebbe un’ottima cosa, e escogita il delitto perfetto. Lo ucciderà. Fin qui il film è ottimo, fino a quando ritrae un intellettuale narciso che si erge a giudice e giustiziere dei mali umani, e che dopo il delitto trova non solo legittimazione teorica in qualche anfratto dell sua filosfia ma anche quella pacificazione interiore che avevaperduto da tempo. Quello che segue è però un gialletto che si vorrebbe hitchockiano, ma senza la grinta e la perfezione maniacale di Hitchcock. Con indagini sgnagheratissimi, con errori su errori del colpevole e di chi cerca di stanarlo. Con un sottofinale di rara goffaggine che vorrebbe essere drammatico ed è solo ridicolo. Però il bono di Irrational Man è davvero molto buono, come sempre quando Alen rinuncia a fare il piacione con battute a raffica e guarda al cuor nero del mondo. Il superomismo del professore ricorda comunque almeno altri due Hitchock, Cocktail per un cadavere con la sua copia diabolica in cerca del delitto gratuito e perfetto, e Delitto per delitto con il suo pazzo omicida.


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