CANNES – “Winter Sleep” di Nuri Bilge Ceylan è la Palma d’oro del 67 esimo festival di Cannes. Il film italiano “Le meraviglie” di Alice Rohrwacher ha vinto il Grand Prix, il secondo premio.
Bennett Miller per il film “Foxcatcher” si aggiudica il riconoscimento per la migliore regia. Il premio della Giuria va sia a “Mommy” di Xavier Dolan e ad “Adieu au langage” di Jean-Luc Godard. A vincere il premio per la migliore interpretazione maschile è invece Timothy Spall, il protagonista di “Mr. Turner” di Mike Leigh. Julianne Moore ottiene invece il riconoscimento per il miglior ruolo al femminile con il film “Maps to the Stars” di David Cronenberg. Il premio per la migliore sceneggiatura va infine agli autori del film russo “Leviathan”.
E’ lunga la lista dei premi vinti dall’Italia nelle 67 edizioni del festival di Cannes. Il successo di Alice Rohrwacher con “Le Meraviglie” arriva a due anni di distanza da quello di Matteo Garrone che nel 2012 ha vinto sempre il Gran Prix con “Reality”, bissando il suo successo nella stessa categoria con “Gomorra” nel 2008. In quello stesso anno il nostra paese trionfò con “Il div”o di Paolo Sorrentino, Premio della Giuria. Prima, nel 2001, era stato Nanni Moretti a vincere la Palma d’oro con “La stanza del figlio,” ma ben 23 anni dopo Ermanno Olmi che nel 1978 aveva trionfato nella medesima categoria con “L’albero degli zoccoli”.
Comunque, anche se con stagioni alterne, l’Italia si è spesso coperta di gloria a Cannes. E’ del 1998 il Gran Premio della Giuria a Roberto Benigni, con “La vita è bella” che gli ha aperto la strada agli Oscar e ha ridato fiducia al nuovo cinema italiano. Dal 1946, anno di nascita del Festival, ha vinto 10 volte il suo massimo riconoscimento, che fino al 1976 si è chiamato Grand Prix e poi Palma d’oro. Le vittorie diventano 11 se si include anche “Blow up” film diretto da un italiano, Michelangelo Antonioni, ma di nazionalità inglese. Ad aprire la serie, proprio nel 1946, fu “Roma città aperta” di Roberto Rossellini che si divise il Grand Prix con altri sei film, tra cui “Breve incontro” di David Lean e “Giorni perdut” di Billy Wilder. Nel 1951 il riconoscimento andò a “Miracolo a Milano” di De Sica e l’anno successivo a “Due soldi di speranza” di Renato Castellani. Per un altro Grand Prix bisogna aspettare nove anni. Se lo aggiudicò, nel 1960, “La dolce vita” di Fellini inaugurando un proficuo decennio: nel ’63 vinse “Il Gattopardo” di Luchino Visconti, nel ’66 (anno del ventesimo anniversario) “Signore e Signori” di Pietro Germi e nel ’67 “Blow up” di Antonioni.
Regista che si aggiudicò anche due premi della Giuria per “L’Avventura” nel 1960 e “L’Eclisse” nel 1962. Gli anni settanta si aprono con una doppietta: vincono ex aequo, nel ’72, “La classe operaia va in Paradiso” di Elio Petri e “Il caso Mattei” di Francesco Rosi. Nel ’77 il premio, che ormai si chiama Palma d’oro, va a “Padre padrone” di Paolo e Vittorio Taviani e l’anno successivo al “L’ albero degli zoccoli” di Ermanno Olmi. Dopo 23 anni torna a vincere nel 2001 Nanni Moretti con “La stanza del figlio”.
La premiazione di Alice Rohrwacher (foto Ap/LaPresse)