- ‘Magic in the Moonlight’ di Woody Allen
- ‘Two days, one night’ dei fratelli Dardenne
‘Knights of Cup’ di Terrence Malick
‘Suite francese’ di Saul Dibb
IndieWire per la verità titola assai correttamente: La Wish List di Cannes: i 40 film che speriamo saranno al festival 2014. Per dire che al momento di certezze non ce ne sono, tutto si basa su rumors e supposizioni, e allora tanto vale andare sul desiderio e la speranza. Si indicano anche film che, se presenti, difficilmente saranno in concorso, come il nuovo Woody Allen e la versione uncut di Nymphomaniac vol. 2, sempre che tra Cannes e Lars Von Trier si adddivenga a un armistizio dopo quanto è successo nel 2011 (dichiarazione antisemite del regista alla conf. stampa di Melancholia con successiva decisione della presidenza del festival di dichiararlo ‘persona non grata’). Ma ecco i 40 della Wish List, aspettando la lista ufficiale che verrà comunicata dal festival il 17 aprile. A parer mio, nel pur ricco elenco stilato da IndieWire non si prendono abbastanza in considerazione le cinematografie non americane e non europee-occidentali, da cui potrebbe arrivare invece qualche sorpresa. Assenti gli italiani. L’unico nostro film che potrebbe esserci, stando non a IndieWire ma ad altri siti americani e inglesi, è Body Art di Luca Guadaganino, da un romanzo di Don De Lillo.
The Assassin di Hou Hsiao-Hsien
Dramma storico del maestro taiwanese, vincitore a Venezia nell’89 con Città dolente.
Big Eyes di Tim Burton
Biopic della coppia d’artisti Walter e Margaret Keane, diventati famosi negli anni ’50 per i loro ritratti di bambini dai grandi occhi. L’ennesima extravaganza timburtoniana. Con Christoph Waltz e Amy Adams.
Birdman di Alejandro Gonzalez Iñarritu
Stavolta il regista messicano gira un film tutto americano su un attore che progetta il suo grande ritorno. Con Zach Galifianiakis, Emma Stone e (toh chi si rivede) Michael Keaton
Bird People di Pascale Ferran
Film francese di un regista che una decina di anni fa si fece notare con una versione di L’amante di Lady Chatterly. Stavolta racconta di un americano a Parigi in cerca di una nuova identità.
Clouds of Sils Maria di Olivier Assayas
Ha appassionato Cannes qualche anno fa con il suo film tv in cinque puntate Carlos. Passato poi da Venezia con il buono, ma non eccezionale, Après Mai, Assayas potrebbe essere a Cannes con questa storia di un’attrice in crisi ritiratasi in Svizzera, a Sils Maria (località montana in cui peraltro soggiornò e filosofò Nietzsche). Intanto, in una specie di Eva contro Eva, si profila all’orizzonte una giovane antagonista. Con Juliette Binoche, Chloe Grace-Moretz e, ebbene sì, Kirsten Twilight Stewart.
Coming Home di Zhang Yimou
Dopo il pessimo The Flowers of War presentato a Berlino nel 2012, vediamo se stavolta Zhang Yimou fa di meglio. Un uomo scappa in America per sfuggire al matrimonio e, al suo ritorno, viene internato in un campo di lavoro.
Eden di Mia Hansen-Love
Giovane regista assai amata dalla critica parigina più chic e radical (però il suo Amore di gioventù non era granché, benché omaggiato di un premio a Locarno 2011). Stavolta cambia registro, e racconta del dj parigino che negli anni ’90 impose nel mondo la French house. Occhio, c’è l’amatissima Greta Gerwig di Frances Ha (appena vista in giuria a Berlino un filo appesantita).
Everything Will Be Fine di Wim Wenders
Dopo Pina, Wenders ci riprova con il 3D. Uno scrittore piomba in una crisi nerissima dopo aver ucciso in un incidente un ragazzo. Con James Franco (ci può essere un festival senza di lui? certo che no) e Rachel McAdams.
Far From the Madding Crowd di Thomas Vinterberg
Sì, proprio il remake del mitologico Via dalla pazza folla girato da John Schlesinger negli anni Sessanta con una meravigliosa Julie Christie. Una donna, il countryside e tre uomini. Con alla base, come allora, il romanzo di Thomas Hardy. Dirige il danese Vinterberg, che proprio da Cannes due anni ha visto partire il successo planetario del suo Il sospetto. In questo Thomas Hardy-movie ci sono la non simpaticissima Carey Mulligan, Michael Sheen, Tom Sturridge e il belga Matthias Schoenaerts di Un sapore di ruggine e ossa.
Foxcatcher di Bennett Miller
Il regista, per capirci, è quello di Capote (Oscar al povero Philip Seymour Hofman) e di Moneyball con Brad Pitt allenatore di baseball. Questo film sembra sintetizzare i temi dei due precedenti. La storia vera dei fratelli Schulz, olimpionici di lotta, e della loro contorta relazione con il bilionario John du Pont, appassionato di wrestling e loro supporter, affetto da schizofrenia: finirà in un omicidio. Con Channing Tatum, Mark Ruffalo e Steve Carell. In America già considerato uno dei film dell’anno. Con anche Vanessa Redgrave e Sienna Miller, finalmente in un film che conta.
The Homesman di Tommy Lee Jones
Il secondo film da regista dell’attore americano dopo Le tre sepolture. Una donna pioniera nell’America profonda. Con Hilary Swank e Meryl Streep.
How to Catch a Monster di Ryan Gosling
Debutto alla regia di Gosling, due volte a Cannes in anni recenti, con Drive e poi Only God Forgives, entrambi di Refn. Molto amato sulla Croisette. Del film, scritto dallo stesso Golsing, non si sa molto. Pare un fantasy con al centro una mamma single. Con Christina Hendricks e Eva Mendes.
The Imitation Game di Morten Tyldum
Del regista norvegese che s’è fatto largo tre anni fa con il thriller Headhunters, anche vincitore del Courmayeur Noir Festival. Stavolta produce Weinstein. Biopic del matematico inglese Turing che ebbe un ruolo di primo piano come crittografo durante la secodna guerra mondiale e poi finito ai margini per la sua omosessualità. Con Benedict Cumberbatch e Keira Knightley.
Inherent Vice di Paul Thomas Anderson
Uno dei più attesi, e il più atteso da me insieme a Malick. Il nuovo PTA dopo il formidabile The Master. Da un libro di Pynchon, e già questo. Uscirà negli Usa in dicembre, e dunque è difficile lo si possa vedere a Cannes (più probabile che vada a Venezia e/o Toronto). Con Joaquin Phoenix, Owen Wilson, Josh Brolin, Reese Witherspoon.
Jimmy’s Hall di Ken Loach
Un altro venerato maestro, e uno dei più amati dal festival. Che torna al film politico dopo la parentesi in commedia di The Angel’s Share. Lotte e successiva deportazione di un militante irlandese degli anni ’30.
Knights of Cup e Senza titolo di Terrence Malick
Terrence Malick sembra in preda a frenesia realizzativa. Due film, il primo con un titolo e l’altro non ancora, e il primo a uno stadio più avanzato di lavorazione. Sarà a Cannes? Lo si spera vivamente, Malick è Malick. Di Knights of Cup è stata diramata pure qualche foto, ottimo indizio che dovremmo esserci. Ma si sa, l’autore ci ha abituati a ogni bizzarria e colpo di scena, meglio non dare niente per scontato. Con Christian Bale, Rooney Mara, Natalie Portman, Ryan Gosling, Michael Fassbender. Un cast impressionante, sempre che qualcuno non venga poi tagliato via. Com’è successo a Jessica Chastain in To the Wonder.
Leviafan di Andrey Zvyagintsev
Già vincitore a Venezia con Il ritorno, acclamato dappertutto qualche anno per Elena, il russo Zvyagintsev si ripresenta con un film sulla corruzione nel suo paese.
Magic in the Moonlight di Woody Allen
Se stavolta Allen fosse in concorso? Molto, molto improbabile, ma non impossibile. Una rom-com che si srotola lungo due decenni. Ambientazione francese. Con Emma Stone, Colin Firth, Jacki Weaver.
Maps to the Stars di David Cronenberg
Vizi molti e virtù zero in una dynasty hollywoodiana. Cronenberg dopo Cosmopolis ingaggia di nuovo Robert Pattinson. Che sia il suo nuovo attore feticcio? Attenzione, c’è Carrie Fisher nella parte di se stessa, e anche questo promette parecchio.
Mommy di Xavier Dolan
Il sesto film per l’appena 25enne regista prodigio canadese. Dopo il bellissimo Tom à la ferme visto a Venezia, l’attesa è grande per questo suo Mommy. La relazione ovviamente complicata e contorta tra un ragazzo adolescente e la madre.
A Most Violent Year di JC Chandor
Dopo Margin Call e All is Lost, presentato proprio a Cannes l’anno scorso fuori concorso, stavolta Chandor cambia clamorosamente genere, raccontando di alcune vite a New York nell’anno considerato il più violento della storia della metropoli, il 1981. Con Oscar Isaac (A proposito di Davis) e Jessica Chastain.
Mr. Turner di Mike Leigh
Il signor Turner del titolo è proprio il gran pittore dell’Ottocento inglese. Un biopic che si immagina non convenzionale visto che il regista si chiama Mik Leigh, uno dei prediletti del Festival.
The Normal Heart di Ryan Murphy
Prodotto dalla Hbo, come il Behind the Candelabra dell’anno scorso. Un attivista gay cerca di sensibilizare media e pubblica opinione sulla diffusione dell’Aids (siamo nel 1985). Con Mark Ruffalo e Julia Roberts.
Nymphomaniac, Volume 2 (Directors Cut) di Lars von Trier
La versione tagliata e purgata la vedremo tra non molto anche nei cinema italiani. A Cannes potrebbe esserci la prima mondiale della versione uncut, con parecchie sequenze estreme (la differenza tra le due è di un’ora difatti, mica poco). Certo, bisogna vedere se festival e Von Trier torneranno a comunicarsi dopo la rottura di ogni rapporto nel 2011 (vedi sopra).
A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence di Roy Andersson
Il regista svedese di uno dei massimi culti degli ultimi decenni, Songs from the Second Floor (qualcuno, come Mark Cousins, lo colloca tra le opere capitali), potrebbe riaffacciarsi con questo film dallo strambo titolo di cui si sa molto poco, solo che tratta di un uomo e di un ragazzo.
Le Rançon de La Gloire di Xavier Beauvois
Beauvois è stato uno dei trionfatori a Cannes 2011 con il suo Uomini di Dio. Probabile che torni con questo dramma-commedia sul rapimento (vero) a scopo di riscatto del cadavere di Charlie Chaplin.
Retour a Ithaque di Laurent Cantet
Un esule torna dopo 16 anni a Cuba. Cantet ha già vinto una Palma d’oro con La classe.
Rosewater di Jon Stewart
Dal memoir del giornalista iraniano-canadese Maziar Bahari dtenuto a Teheran nel 2009 per 100 giorni durante le elezioni presidenziali e le successive manifestazioni contro il regime. Con Gael Garcia Bernal.
The Rover di David Michod
L’australiano Michod s’è fato conoscere qualche anno fa con il potente, spietato Animal Kingdom, purtroppo in Italia passato inosservato. Un crime drama, The Rover, che si suppone tostissimo con Guy Pearce e Robert Pattinson (il quale potrebbe essere presente due volte al festival, con questo film e quello di Cronenberg).
Saint Laurent di Bertrand Bonello
Dopo la delusione del buiopic ufficiale Yves Saint Laurent, ci si aspetta parecchio da quest’altro film che si annuncia molto meno convenzionale e agiografico. Bonello è autore adoratissimo in terra di Francia, il suo L’Apollonide là è un culto. Con Léa Seydoux.
St. Vincent De Van Nuys di Theodore Melfi
Un reduce di guerra misantropo e un ragazzino della porta accanto accanto di cui diventerà il mentore. Con Bill Murray.
The Search di Michel Hazavanicius
Hazanavicius torna (potrebbe tornare) sul luogo dove il suo The Artist imboccò la strada del trionfo che sappiamo. Stavolta però atmosfere molto più cupe. In Cecenia una volontaria di una Ong (Bérénice Bejo) si ritrova coivolta nelle vicissitudini di un ragazzino.
Squirrel To The Nuts di Peter Bogdanovich
Certo, fosse nella line-up sarebbe un bel colpo per Cannes. Bogdanovich è un maestro e da una vita non girava più film. Questo si annuncia come una screwball comedy alla maniera del suo vecchio e glorioso Ma papà ti manda sola? Prodotto con l’aiuto di Wes Anderson. Con Jennifer Aniston e Owen Wilson.
Still the Water di Naomi Kawase
La regista giapponese è tra le più amate dalle parti del Palais. Più volte presente con un suo film nelle varie sezioni del festival, e l’anno scorso in giuria. Still the Water è un thriller che si fa racconto di formazione. Un quattordicenne e la sua ragazza scoprono un cadavere. Sarà l’inizio di un percorso dl quale usciranno cambiati.
Suite Française di Saul Dibb
Dal libro più famoso della scrittrice Irène Nemirovsky, ebrea russa emigrata a Parigi, poi finita ad Auschwitz. Nella Francia occupata una donna si innamora di un ufficiale tedesco. Con Michelle Williams e Matthias Schoenaerts.
Two Days, One Night di Jean-Pierre and Luc Dardenne
I Dardenne e Cannes, che altro dire se non che hanno già vinto due volte la Palma d’oro? E che ogni loro nuovo film arriva pountualmente sulla Croisette? Stavolta i fratelli belgi affrontano il tema sensibile dell’Europa di oggi, il rischio di perdere il lavoro. Protagonista Marion Cotillard.
Welcome to New York di Abel Ferrara
Un altro maestro, e stavolta nientemeno che con il biopic di Dominique Strass-Kahn, l’ex direttore del Fondo monerario internazionale travolto da uno scandalo sessuale. Con Gérard Depardieu. Sarà un evento, ci si può scommettere.
While We’re Young di Noah Baumbach
Dopo il meraviglioso Frances Ha Baumabch sta lavorando a questo film su due coppie, una adulta e una giovane, a confronto. Con Ben Stiller e Naomi Watts. Difficile però che il film sia pronto per maggio, più probabile che transiti per Venezia e Toronto.
Winter Sleep di Nuri Bilge Ceylan
Il gran turco è uno dei prediletti dai signori del festival. Da Uzak in poi tutti i suoi film son stati presentati qui, e spesso premiati. L’ultima volta è stato con C’era una volta in Anatolia, qualcosa di molto vicino al capolavoro. Di questo nuovo si sa poco, quasi niente, ma Nuri Bilge Ceylan è una garanzia (è tra i miei autori preferiti).