Questo disco chiude la prima serie del Cantacronache, la fase per così dire sperimentale, d'assaggio, iniziata nell'inverno e nella primavera del 1958. Il CANTACRONACHE, in un certo senso, inizia quando il cinema italiano finisce, quando la crisi della vita e del film nazionale è ormai in uno stadio avanzato. Il riferimento non sembri marginale. Esigenza avvertitta da un gruppo di letterati e di musicisti, questa polemica civile contro la canzonetta convenzionale e tradizionale, questo tentativo di rottura per "evadere dall'evazione", trova l'antesignano proprio in una delle maggiori personalità del nostro cinema. In una serie di proposte avanzate dalle pagine di CINEMA NUOVO, Cesare Zavattini sin dal febbraio '55 invitava alla canzone neorealista: "una canzone neorealista significa un contatto più approfondito con l'anima del popolo la quale è saggiata solo nel primo strato delle canzoni italiane, se si esclude qualche volta la napoletana" [...]
Inserendo la canzone nella "poetica generale " del neorealismo, il CANTACRONACHE ha allargato i temi della problematica nazionale, superando in un certo senso alcuni tabù difesi dai reggitori della produzione cinematografica ricorrendo comodamente e genericamente a parole come Patria, Religione, Famiglia.
BALLATA DEL SOLDATO ADEODATO e STORIA DI CAPODANNO sono una conferma di tale inserimento e avanzamento. La seconda, che solo oggi viene pubblicata, è una delle prime canzoni composte dal "gruppo", e si ispira alla morte per fame di un bambino, avvenuta nelle "Casermette" di Torino il 31 diccembre 1957. Questo chiudere la serie d'avvio del CANTACRONACHE con il primo esperimento di canzoni neorealiste sta a testimoniare, nel gruppo stesso, la fedeltà al proprio "manifesto": un linguaggio più degno e un contenuto più umano. Riallacciandosi alla Resistenza intesa nella sua accezione più ampia, il CANTACRONACHE ha fatto sua la lettera di un condannato a morte per la libertà: "No, non dite di essere scoraggiati, di non volerne più sapere. Pensate che tutto è successo perchè non ne avete più voluto sapere" Il diritto e il dovere di non dimenticare sono le premesse per tener lontana quella disperazione di cui Alvaro nel suo "Ultimo diario": "La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere rettamente sia inutile"
cover (italia canta - C 0009)