Quando il mio tempo sarà arrivato, passerò in silenzio il confine: una vecchia orsa segnata dalle cicatrici, che sul prato impassibile cammina, dove cresce la speronella. L’erba si piega tenera sotto i miei piedi e poi di nuovo si solleva, e nessuno stelo piegato fa pensare che qui sono passata. Il vento, che le foglie degli alberi fa stormire, rende impercettibile il rumore dei miei passi. E ogni impronta insignificante cancella, di quelle da me lasciate sulla sabbia. Chissà se il mio profilo vede, mentre pensoso sul proprio cammino avanza o se scorge soltanto ombre, riflesse da roccia di granito o d’arenaria. Traccia alcuna di me non resta, o di quello che per poco sono stata. Forse solo il frammento di un osso ormai duro Oppure un canto, che a malapena si riesce ad ascoltare. La mia voce forse puoi udire, quando un lupo col suo canto saluta il sorgere della luna. Allora ti sembrerà che io chiami il tuo nome, tra il mormorio delle acque di un fiume. Forse lo sai, che attraverso gli occhi del falco ti vedo, e la mia presenza si nota, pur se non puoi toccarmi. Andato se n’è il mio corpo, per sempre, ma nel sole dell’aurora e nel volo dell’aquila il mio spirito danza. Più debole di un soffio di vento, teneramente ti accarezzerò la guancia, e senza rumore delicatamente toccherò la terra, ed è proprio alla terra che tornerò e a tutto quanto essa contiene.
Quando il mio tempo sarà arrivato, passerò in silenzio il confine: una vecchia orsa segnata dalle cicatrici, che sul prato impassibile cammina, dove cresce la speronella. L’erba si piega tenera sotto i miei piedi e poi di nuovo si solleva, e nessuno stelo piegato fa pensare che qui sono passata. Il vento, che le foglie degli alberi fa stormire, rende impercettibile il rumore dei miei passi. E ogni impronta insignificante cancella, di quelle da me lasciate sulla sabbia. Chissà se il mio profilo vede, mentre pensoso sul proprio cammino avanza o se scorge soltanto ombre, riflesse da roccia di granito o d’arenaria. Traccia alcuna di me non resta, o di quello che per poco sono stata. Forse solo il frammento di un osso ormai duro Oppure un canto, che a malapena si riesce ad ascoltare. La mia voce forse puoi udire, quando un lupo col suo canto saluta il sorgere della luna. Allora ti sembrerà che io chiami il tuo nome, tra il mormorio delle acque di un fiume. Forse lo sai, che attraverso gli occhi del falco ti vedo, e la mia presenza si nota, pur se non puoi toccarmi. Andato se n’è il mio corpo, per sempre, ma nel sole dell’aurora e nel volo dell’aquila il mio spirito danza. Più debole di un soffio di vento, teneramente ti accarezzerò la guancia, e senza rumore delicatamente toccherò la terra, ed è proprio alla terra che tornerò e a tutto quanto essa contiene.
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