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Canto di Natale 2013: sul perché bisognerebbe stare con “i forconi” e con i poliziotti che si sono tolti il casco… O de “Gli amici operai” e dei “soldati del lavoro” di Edmondo de Amicis. Un omaggio.

Creato il 10 dicembre 2013 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

373px-Cuore_-_front_matterdi Rina Brundu. A pensarci bene la vera notizia di questi giorni non è l’exploit del Renzi figo e kennedyano, né l’ennesima giravolta del compagno Berlusconi che pur di mandare a casa il governo sembrerebbe pronto a recitare Das Kapital nel suo originale tedesco, davanti al traballante mausoleo di Lenin; ma neppure l’eco fastidiosa dell’ultima provocazione digitale grilliana. A pensarci bene la vera notizia è la decisione dei poliziotti di diverse città italiane di togliersi il casco durante le manifestazioni de “i forconi”…

“Siete come noi”, “Poliziotto sei  uno di noi” hanno gridato subito dopo i manifestanti, producendosi in uno straordinario e quanto mai sentito Canto di Natale 2013; riuscendo finanche a dare forma e sostanza alla figura dei “soldati del lavoro” idealizzata nella lettera del padre di Enrico Bottini di deamicisiana memoria…

E intanto la casta continua a sparlare di cambiamento della legge elettorale tra un’acuto alla Scala e una convention di Forza Dudù, o per dirla con Marcel Proust: cessando di essere pazzi diventarono stupidi!

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Gli amici operai
20, giovedì (Aprile)

Perché, Enrico, mai più? Questo dipenderà da te. Finita la quarta, tu andrai al Ginnasio ed essi faranno gli operai, ma rimarrete nella stessa città, forse per molti anni. E perché, allora, non v’avrete più a rivedere? Quando tu sarai all’Università o al Liceo, li andrai a cercare nelle loro botteghe o nelle loro officine, e ti sarà un grande piacere il ritrovare i tuoi compagni d’infanzia, – uomini, – al lavoro. Vorrei vedere che tu non andassi a cercar Coretti e Precossi; dovunque fossero. Tu ci andrai, e passerai delle ore in loro compagnia, e vedrai, studiando la vita e il mondo, quante cose potrai imparare da loro, che nessun altri ti saprà insegnare, e sulle loro arti e sulla loro società e sul tuo paese. E bada che se non conserverai queste amicizie, sarà ben difficile che tu ne acquisti altre simili in avvenire, delle amicizie, voglio dire, fuori della classe a cui appartieni; e così vivrai in una classe sola, e l’uomo che pratica una sola classe sociale, è come lo studioso che non legge altro che un libro. Proponiti quindi fin d’ora di conservarti quei buoni amici anche dopo che sarete divisi; e coltivali fin d’ora di preferenza, appunto perché son figliuoli d’operai. Vedi: gli uomini delle classi superiori sono gli ufficiali, e gli operai sono i soldati del lavoro, ma così nella società come nell’esercito, non solo il soldato non è men nobile dell’ufficiale, perché la nobiltà sta nel lavoro e non nel guadagno, nel valore e non nel grado, ma se c’è una superiorità di merito è dalla parte del soldato, dell’operaio, i quali ricavan dall’opera propria minor profitto. Ama dunque, rispetta sopra tutti, fra i tuoi compagni, i figliuoli dei soldati del lavoro; onora in essi le fatiche e i sacrifici dei loro parenti; disprezza le differenze di fortuna e di classe, sulle quali i vili soltanto regolano i sentimenti e la cortesia; pensa che uscì quasi tutto dalle vene dei lavoratori delle officine e dei campi il sangue benedetto che ci ha redento la patria, ama Garrone, ama Precossi, ama Coretti, ama il tuo «muratorino» che nei loro petti di piccoli operai chiudono dei cuori di principi, e giura a te medesimo che nessun cangiamento di fortuna potrà mai strappare queste sante amicizie infantili dall’anima tua. Giura che se fra quarant’anni; passando in una stazione di strada ferrata, riconoscerai nei panni d’un macchinista il tuo vecchio Garrone col viso nero… ah, non m’occorre che tu lo giuri: son sicuro che salterai sulla macchina e che gli getterai le braccia al collo, fossi anche Senatore del Regno.

Tuo padre

Featured image, copertina di Cuore (1886).

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