"È un affresco di stelle a fare da soffitto in questa nottata di giugno nel mezzo nel Sahara. Come di riflesso, da tanti San Lorenzo passati con il naso all'insù, mi trovo a cercarne di cadenti, pronto a proiettarci addosso ogni mio desiderio. Ahmed, Il ragazzo berbero che ci accompagna discute di alieni e misteri con altri due viaggiatori coreani; sullo stomaco la cena a base di patate e altre verdure dell'orto, cucinata nella grande tenda che ci ospita.Viene sempre voglia di scomodare il soprannaturale quando si guardano le stelle. Sarà che ci si sente piccoli e indifesi; qui, poi, dove la corrente elettrica non esiste, il telefono non funziona e ogni tanto si vede qualche strano animale sgattaiolare sopra i tappeti del campo che ci fanno da letto. Per qualche istante si ha la netta sensazione che la Spiegazione sia fuori da noi. Due gattini appena nati miagolano a qualche metro di distanza, ancora non sanno che la mamma arriverà all'alba, con un topino in bocca pronto a sfamarli. Ascolto musica che viene da casa, ma perlopiu mi godo il silenzio, mentre i miei occhi si chiudono, appesantiti da un giorno di duro viaggio attraverso il Marocco.Ti ho raccontato che mi da fastidio la sabbia nei piedi quando vado al mare; chissà quanto mi prenderesti in giro se mi vedessi ora, invaso da questa marea rossa che si infila ovunque e che mi porterò addosso per un po'.Ahmed intona un vecchio canto berbero, dice che parla d'amore e di deserto. Ovviamente non capisco le parole, ma lascio che le poche note un po' stonate che mi arrivano addosso mi passino dentro, illuso che in fondo parlino di noi."
Marocco, Giugno 2012