Accendo lo stereo, e faccio partire. Sono stato bravo: i pezzi fluiscono l’uno nell’altro senza strappi, senza neppure soffermarsi troppo su questo o quel genere. In ottanta minuti navigo tranquillamente tra un anno e l’altro, tra un episodio e una delusione, un estate e un inverno passati ma intrappolati in qualche accordo che qualcun’altro cantava (mentre scorrevano). Ho quindici anni, poi ventisei, poi ventitré. Sono nella mia cameretta di paese, sono in macchina per il mio lavoretto estivo. Sono sdraiato sul letto a scoprire qualcosa di nuovo di me, sono in auto una notte d’estate col vento in faccia. Sto scoprendo terre lontane e affascinanti, sto iniziando l’università. Sono qui adesso e mi crogiolo nei dubbi su quello che sto scegliendo di fare e di non fare. C’è anche qualche canzone d’amore, ma sono in lingue straniere e poco conosciute.
E chi l’ha detto che con queste canzoni non si viaggia.