L’oceano di acqua salata che con ogni probabilità scorre sotto la crosta ghiacciata di Europa, quarta luna di Giove per dimensioni, è uno degli habitat più accreditati per la presenza di vita extraterrestre nel nostro sistema solare. La crosta di ghiaccio di Europa è però interessante e misteriosa almeno quanto lo strato liquido che nasconde. La superficie è geologicamente molto giovane. Priva di crateri di impatto, è ricoperta di crepe, striature e regioni caotiche sconnesse e disordinate. Una delle stranezze di Europa è la peculiare distribuzione di queste zone, ammassate per lo più attorno all’equatore. Secondo un nuovo studio pubblicato su Nature Geoscience, proprio queste formazioni superficiali equatoriali sarebbero la conseguenza di turbolenti correnti oceaniche subglaciali, e l’equatore sarebbe quindi la zona dove con più probabilità potrebbero essere concentrate eventuali forme di vita. Si sospettava da tempo che la formazione di questi enormi blocchi di ghiaccio e delle relative zone caotiche che vanno sotto il nome di “chaos terrain“, fosse dovuta alla rottura (e al ricongelamento) di regioni in cui il ghiaccio più sottile viene a contatto con correnti di acqua calda. Quello che mancava era un modello affidabile che spiegasse perché queste strutture fossero presenti proprio all’equatore. Tutte le simulazioni fin qui ideate portavano infatti a risultati diametralmente opposti: sulla carta i “chaos terrain” sarebbero dovuti apparire ai poli di Europa. Per aggirare il problema, uno studio pubblicato su Nature nel 2008 proponeva addirittura un modello migratorio per l’intera crosta ghiacciata: i poli avrebbero insomma preso da tempo il posto dell’equatore, in una lenta migrazione di quasi 90°. La nuova ricerca, condotta da Krista Soderlund, geofisica dell’Università del Texas, è riuscita però a trovare un modello apparentemente convincente che spieghi le formazioni superficiali di Europa tornando a guardare alle correnti oceaniche e “lasciando ferma” la crosta. Per il loro studio Soderlund e colleghi hanno utilizzato le più sofisticate simulazioni di circolazione oceanica, ideate per studiare i mari terrestri. Considerando la rotazione della luna gioviana e i flussi di calore registrati dalle sonde, i ricercatori sono riusciti a costruire un modello che preveda la formazione dei “chaos terrain” all’equatore. E quello che hanno scoperto è che, nel loro modello, l’oceano che si nasconde sotto la crosta ghiacciata è estremamente turbolento, con tre principali correnti, tutte molto veloci se comparate con quelle delle nostre acque. Il che potrebbe essere una buona notizia anche per quanto riguarda la ricerca di vita extraterrestre. Se i microbi possono sopravvivere anche in acqua stagnante, infatti, un oceano così vivace sarebbe comunque più vantaggioso per qualsiasi forma di vita eventualmente presente sotto lo strato di ghiaccio. Le correnti sarebbero infatti utili a spostare i nutrienti dal fondo del mare al resto dell’oceano. Per scoprire se le cose stanno veramente così bisognerà però aspettare ancora qualche decennio: le prossime sonde che andranno dalle parti di Europa – prima fra tutte JUICE (JUpiter ICy moon Explorer) dell’ESA, il cui arrivo nel sistema gioviano è previsto per il 2030 – sono tutte missioni flyby, che non atterreranno quindi sulla crosta, e il lancio di un lander che vada a studiare e scavare il terreno della luna gioviana è per ora solo un’ipotesi nei piani della NASA. Fonte: www.media.inaf.it
L’oceano di acqua salata che con ogni probabilità scorre sotto la crosta ghiacciata di Europa, quarta luna di Giove per dimensioni, è uno degli habitat più accreditati per la presenza di vita extraterrestre nel nostro sistema solare. La crosta di ghiaccio di Europa è però interessante e misteriosa almeno quanto lo strato liquido che nasconde. La superficie è geologicamente molto giovane. Priva di crateri di impatto, è ricoperta di crepe, striature e regioni caotiche sconnesse e disordinate. Una delle stranezze di Europa è la peculiare distribuzione di queste zone, ammassate per lo più attorno all’equatore. Secondo un nuovo studio pubblicato su Nature Geoscience, proprio queste formazioni superficiali equatoriali sarebbero la conseguenza di turbolenti correnti oceaniche subglaciali, e l’equatore sarebbe quindi la zona dove con più probabilità potrebbero essere concentrate eventuali forme di vita. Si sospettava da tempo che la formazione di questi enormi blocchi di ghiaccio e delle relative zone caotiche che vanno sotto il nome di “chaos terrain“, fosse dovuta alla rottura (e al ricongelamento) di regioni in cui il ghiaccio più sottile viene a contatto con correnti di acqua calda. Quello che mancava era un modello affidabile che spiegasse perché queste strutture fossero presenti proprio all’equatore. Tutte le simulazioni fin qui ideate portavano infatti a risultati diametralmente opposti: sulla carta i “chaos terrain” sarebbero dovuti apparire ai poli di Europa. Per aggirare il problema, uno studio pubblicato su Nature nel 2008 proponeva addirittura un modello migratorio per l’intera crosta ghiacciata: i poli avrebbero insomma preso da tempo il posto dell’equatore, in una lenta migrazione di quasi 90°. La nuova ricerca, condotta da Krista Soderlund, geofisica dell’Università del Texas, è riuscita però a trovare un modello apparentemente convincente che spieghi le formazioni superficiali di Europa tornando a guardare alle correnti oceaniche e “lasciando ferma” la crosta. Per il loro studio Soderlund e colleghi hanno utilizzato le più sofisticate simulazioni di circolazione oceanica, ideate per studiare i mari terrestri. Considerando la rotazione della luna gioviana e i flussi di calore registrati dalle sonde, i ricercatori sono riusciti a costruire un modello che preveda la formazione dei “chaos terrain” all’equatore. E quello che hanno scoperto è che, nel loro modello, l’oceano che si nasconde sotto la crosta ghiacciata è estremamente turbolento, con tre principali correnti, tutte molto veloci se comparate con quelle delle nostre acque. Il che potrebbe essere una buona notizia anche per quanto riguarda la ricerca di vita extraterrestre. Se i microbi possono sopravvivere anche in acqua stagnante, infatti, un oceano così vivace sarebbe comunque più vantaggioso per qualsiasi forma di vita eventualmente presente sotto lo strato di ghiaccio. Le correnti sarebbero infatti utili a spostare i nutrienti dal fondo del mare al resto dell’oceano. Per scoprire se le cose stanno veramente così bisognerà però aspettare ancora qualche decennio: le prossime sonde che andranno dalle parti di Europa – prima fra tutte JUICE (JUpiter ICy moon Explorer) dell’ESA, il cui arrivo nel sistema gioviano è previsto per il 2030 – sono tutte missioni flyby, che non atterreranno quindi sulla crosta, e il lancio di un lander che vada a studiare e scavare il terreno della luna gioviana è per ora solo un’ipotesi nei piani della NASA. Fonte: www.media.inaf.it