Capitalismo e violenza

Da Femminileplurale

Ieri, in occasione della festa dell’8 marzo, il presidente Napolitano, ha sottolineato, come riportato da Repubblica, come il modello consumistico riduca troppo spesso la donna da soggetto a oggetto: è un’immagine che può  favorire comportamenti aggressivi, anche molto gravi, e che va respinta senza mezzi termini.Il fatto che la violenza sulle donne sia collegata all’immagine della donna come oggetto è cosa nota. Alcuni giorni fa, sulla sezione di Bologna di Repubblica è stato pubblicato un articolo nel quale si parlava della presentazione a Bologna di una ricerca sul femminicidio in Italia. I ricercatori hanno sottolineato come le ragioni della violenza vadano ricercate nel pensare la donna «quale oggetto di proprietà, privandola violentemente di uno spazio decisionale, individuale ed attivo».

Nella ricerca si mostrava ancora come «Siano quasi il 7% in più le donne che nel corso del 2010 hanno perso la vita per violenze che, nella stragrande maggioranza dei casi, hanno per autori i mariti (22%), i compagni e conviventi (9%) o ex (23%), ma anche figli (11%) e padri (2%): tutti uomini, insomma, con i quali le vittime avevano una relazione molto stretta. La maggior parte di loro, dice ancora la ricerca, che verrà presentata martedì prossimo, sono donne italiane (78%), così come la maggior parte degli uomini che le hanno uccise (79%). I motivi del gesto sono i più svariati. Spicca un’ incapacità di accettare le separazioni (19%), gelosie (10%) e conflittualità (12%)».

Il legame tra pubblicità sessiste e violenza non è quindi un’idea campata in aria, un’invenzione di noi femministe. Anzi, entrambe si costruiscono a partire dalla stessa idea di donna. Queste pubblicità sono quindi conniventi con la violenza, la incentivano, la appoggiano, la fanno sembrare giustificata e giusta. Se un’immagine me la sbattono in prima pagina, vuol dire che tanto negativa non è.

Bene. Fin qui ci siamo. Napolitano però ci dice un’altra cosa. È il modello consumistico che spesso riduce la donna da soggetto a oggetto. E quando si dice consumismo si dice capitalismo. Quindi, facendo un breve ragionamento logico, il capitalismo crea il consumismo, che produce un’immagine della donna come oggetto, strumento di giustificazione nei confronti della violenza di genere. Il capitalismo è all’origine della violenza. Se ciò di certo non ci stupisce quando pensiamo alle fasce più povere della popolazione, agli immigrati, agli sfruttati,a gli schiavi di ieri e di oggi, certo ci fa riflettere per ciò che pertiene alla donna. Non ci avevo mai pensato. Anche questa violenza, molto più nascosta, meno esteriorizzata, celata tra le pagine di giornali patinati, anche questa interiorizzazione di modelli di violenza di genere,  anche questo è capitalismo. La sua opera sociale è sempre un movimento incessante di discriminazione, sia essa tra ricchi e poveri, tra nord e sud, tra est e ovest, e, ebbene sì, anche tra donne e uomini. La discriminazione produce profitto.


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