Capitan Harlock: Eroe Misterioso di una Storia Poco Convincente

Creato il 14 gennaio 2014 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Michela Tetto 14 gennaio 2014 cinema, primo piano, vedere Nessun commento

L’anno cinematografico è stato inaugurato da un tuffo nel passato: Capitan Harlock, il leggendario pirata che naviga fra le stelle, creato da Leiji Matsumoto, è tornato dopo anni di assenza sul grande schermo, pronto a commuovere i suoi vecchi fan e a fare nuovi proseliti. Il film, diretto da Shinji Aramaki, è uscito nelle sale l’1 gennaio e ha ben presto suscitato alcune perplessità. Per chi non conosceva il manga originale, è stato facile seguire la trama senza provare quel senso quasi di “fastidio” che ci attanaglia quando una storia a noi ben nota viene completamente stravolta. In realtà, il Capitan Harlock che oggi possiamo vedere al cinema rappresenta un reboot (ovvero la stesura di una nuova storia a partire da un canovaccio e da personaggi già noti) delle avventure di questo originale bucaniere delle galassie, il cui vessillo è però rimasto lo stesso, ovvero la libertà.

Alcuni cenni sulla trama: un secolo prima rispetto alle vicende narrate, gli umani, dopo aver esaurito tutte le risorse presenti sulla Terra, si erano trasferiti in altri mondi, finché un movimento idealistico transplanetario aveva deciso di progettare un ritorno sul pianeta madre. L’idea era irrealizzabile poiché non ci sarebbe stato spazio per tutti, e ne nacque un terribile conflitto: la guerra di Come Home, di ritorno a casa. Le ostilità cessarono con la creazione di una entità sovraplanetaria, la Gaia Sanction, la quale proclamò la Terra luogo inviolabile e sacro al genere umano. Ma Harlock non vuole arrendersi, e decide quindi di fare in modo che l’umanità possa tornare sui suoi passi e ricominciare da capo. E così guida la sua leale ciurma in una rischiosissima missione: disfare i “nodi del tempo” e riportare la Terra ad un’epoca in cui era ancora abitata dall’uomo. Riesce ad essere arruolato sull’Arcadia anche Logan, al quale è stato affidato dal fratello Ezra, capo della flotta della Gaia Sanction, l’arduo compito di uccidere il capitano; tuttavia il giovane, venuto a conoscenza del piano di Harlock, si trova fortemente combattuto tra l’ideale di speranza propugnato dall’Arcadia e il legame col fratello, su cui pesa anche il suo senso di colpa per essere stato causa della sua disabilità.

La differenza principale tra il film e il manga originale è sicuramente legata alla figura di Harlock: mentre nella serie animata era un eroe romantico che disprezzava i governi ingannevoli dell’umanità e auspicava un mondo nuovo, guidato da uomini coraggiosi e meritevoli, nel lungometraggio è invece un uomo bello e tenebroso, che vive piegato dai sensi di colpa, che compare di colpo e se ne va altrettanto rapidamente, cosa che però contribuisce alla sua miticizzazione tanto da essere quasi divinizzato dalla sua ciurma. L’Harlock dell’opera di Shinji Aramaki ha però in comune con il classico personaggio di Matsumoto l’etica, il carattere solitario e taciturno, la morale di ferro e l’opposizione strenua ai regimi totalitari, in lotta per la libertà. In realtà, è l’intreccio stesso a relegare il personaggio di Harlock in una posizione d’ombra, dando maggiore spazio al conflitto interiore vissuto da Logan, cosa che non poteva che suscitare profonda delusione in chi è andato al cinema per vedere il proprio eroe d’infanzia. Rispetto al manga originale, vi sono di certo alcune discrepanze: innanzitutto, sono assenti le mazoniane, la razza aliena nemica di Capitan Harlock e principale antagonista dell’anime.

La lotta contro tale razza è il fulcro dell’opera e il vero motivo per cui Capitan Harlock combatte, mentre invece il governo preferisce ignorare il problema facendo finta che vada tutto bene. Nel film le mazoniane non ci sono mentre ritroviamo Meeme, l’ultima del popolo dei Nibelunghi, che viaggia sull’Arcadia in quanto la sola a saper far funzionare il motore a Dark Matter. Inoltre, vediamo spesso Harlock parlare con un amico di cui noi non vediamo neanche l’ombra; sarebbe di certo stato utile al pubblico spiegare, come si fa nel manga, che si trattava della coscienza dello scienziato, amico di Harlock, Tochiro Oyama, il geniale costruttore della nave spaziale che, morto durante la guerra Come Home, guida l’Arcadia.

Spettacolare la grafica, realizzata dalla Toei Animation e per la quale è stato speso un budget di oltre 30 milioni di dollari. Alcune scene paesaggistiche sembrano addirittura reali, a differenza dei volti, le cui espressioni sono talvolta un po’ troppo statiche. A dover tirare le somme, potremmo dire che quello di Aramaki è stato un tentativo tanto coraggioso quanto rischioso di dare nuovo vigore ad un personaggio del passato inserendolo in una storia che ha un po’ deluso i più conservatori e chi si aspettava l’Harlock dei vecchi tempi, quasi a voler puntare più sulle nuove che sulle vecchie generazioni, attirando così la loro attenzione su questa sorta di eroe intergalattico. E in questo c’è di certo riuscito. Dal finale sembra possibile aspettarsi un seguito, e speriamo che stavolta possa essere più convincente.


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :