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“Capitan Harlock”, film di Shinji Aramaki: è ispirato al celebre cartoon che racconta l’eterna ricerca di libertà

Creato il 10 gennaio 2015 da Alessiamocci

Ci sono miti che non conoscono tempo, rimangono indissolubili nonostante gli anni passino. Nomi che si trasmettono di generazione in generazione, leggende che dimenticare è impossibile anche se le si è soltanto sentite nominare e basta.

Come quelle che appartengono alle generazioni degli anni ’60 in poi, nate dentro i primi televisori italiani e raccontate ancora oggi tra racconti e collane in DVD: tra queste, la più celebre è sicuramente quella di Capitan Harlock.

Nato dall’immaginazione di Leiji Matsumoto, uno dei più celebri autori di manga giapponesi, il celebre corsaro dello spazio è tornato sul grande schermo nel 2013, con il film “Capitan Harlock” presentato alla 70a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Diretto da Shinji Aramaki e scritto dal Harutoshi Fukui, la pellicola è stata interamente realizzata con l’animazione della computer grafica, ricalcando il famoso anime che ha fatto sognare milioni di persone in tutto il mondo.

La storia parte cento anni dopo la fine della guerra di Come Home, uno scontro spaziale gigantesco tra gli esseri umani per tornare a vivere sulla Terra. Dopo, infatti, che il nostro pianeta aveva raggiunto un numero di abitanti impossibile da sostenere, in tantissimi erano partiti nell’universo per trovare un altro luogo da abitare.

Ma alla fine era prevalso il sentimento di ritornare a casa ed era scoppiata una guerra all’ultimo sangue per ripopolarla. Per porre fine a tutto ciò, un’organizzazione intergalattica chiamata Gaia Sanction decise di proclamare la Terra come luogo sacro e inviolabile, in modo che nessuno lottasse più per essa.

Ma Harlock (Shun Oguri) non si è mai arreso. Il suo apparente progetto è di rendere il pianeta un posto per tutti, collocando in tutto l’universo delle bombe potentissime per sciogliere il nodo temporale, così che, quando esploderanno, l’umanità intera comincerà dall’inizio. In questo scenario piratesco-rivoluzionario fa il suo ingresso il giovane Yama (Haruma Miura), entrando a bordo dell’Arcadia, la nave del Capitano e animata da una sostanza eterna: la Darkmatter.

La sua somiglianza fisica con il corsaro è subito evidente, ma in realtà è una spia: per ordine di suo fratello Ezra (Toshiyuki Morikawa), il comandante supremo astro-spaziale della Gaia Sanction, deve eliminare Harlock per impedire che i nodi temporali vengano sciolti. Tra prese di posizione e indecisioni, il ragazzo si troverà protagonista della missione più importante che sia mai capitata ad un essere umano: salvare il mondo e la realtà che vive.

Notare le differenze tra anime e film è sicuramente la prima cosa che fa un vero affezionato alla saga, qualunque essa sia. Lampante è il modo con cui viene presentato il corsaro dell’Arcadia nel film rispetto all’originale: oscuro e oppresso da un passato a cui deve porre rimedio nel primo caso, romantico e fiero nel secondo.

Certo è che l’intero film risente di molti spunti esterni: da Star Wars (Darkmatter, materia oscura, vi ricorda qualcosa?) a Final Fantasy, la presenza della cultura dei videogame è tangibile e svecchia il personaggio di Matsumoto.

Ne esce cosi una storia molto bella da seguire, un po’ intricata nei passaggi fantascientifici e complessa nella costruzione dei personaggi, ma potente nel messaggio che vuole trasmettere. È un inno alla libertà, all’avventura e al difendere le cose a cui teniamo di più: bisogna forse viaggiare fino ai confini dell’universo per conoscere noi stessi?

 

Written by Timothy Dissegna

 

 


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