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Capitan Swing: un’altra modesta proposta di Ellis per cambiare il mondo

Creato il 18 giugno 2012 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

Il volume di e Raulo Caceres ha tutte le caratteristiche di un pilota: definizione di un contesto, introduzione di personaggi e relazioni e conclusione che, lungi dallo sciogliere i nodi dell’intreccio, configura un promettente stato iniziale per la vicenda vera e propria e lascia quindi una vaga insoddisfazione (positiva) da non finito. Tuttavia la lettura è ben più che piacevole, guidata dalla sceneggiatura di Ellis, che molto punta su ritmo, azione ed epica.  

I personaggi restano a livello di entità funzionali all’avanzamento della trama, con la pregevole eccezione del protagonista, Charlie Gravel, poliziotto metropolitano, che emerge per capacità critica e che svolge il ruolo di guida per il lettore attraverso lo scenario complottista, rintracciando i fili della vicenda e il senso della lotta fra i due gruppi, espresso tramite i dialoghi. Proprio la definizione del personaggio di Gravel e l’utilizzo suo e dei dialoghi evitano lo scivolamento nel didascalico, rischio principale della vicenda, che resta così godibile anche al livello di pura avventura e che deve tanto allo steampunk quanto a Douglas Fairbanks (ma Warren Ellis sul proprio sito definisce il lavoro “Not steampunk.

An Electrical Romance of a Pirate Utopia Thwarted“).

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Notevole contributo all’atmosfera lo offre l’approccio grafico: tutta la vicenda si svolge di notte e le uniche luci sono quelle calde degli incendi o quelle fredde dei lampi elettrici dei macchinari e della nave dei ribelli, che tagliano l’oscurità. E in queste luci emergono volti dalle espressioni marcate e definite dalle ombre, non deformi, ma sempre intense e concitate, poiché ci sono, invero, rari momenti di pausa e i personaggi sono quasi sempre coinvolti attivamente nell’azione di scena.

Chi sono i Pirati dell’Isola delle Braci? [2] Accompagnando Johnatan Rheinhardt / Capitan Swing attraverso il villaggio, scopriamo una comunità organizzata e strutturata, almeno dal punto di vista della produzione e solidale. Vediamo fabbriche e laboratori, dove le attività che richiedono abilità e competenze non banali, fervono; Rheinhardt presenta questi luoghi come scuole, dove “Ogni cosa che viene fatta [...] viene insegnata a qualcuno che a sua volta la insegnerà a qualcun altro“. Possiamo quindi immaginare che le persone che vediamo lavorarvi (o insegnarvi) siano operai specializzati che hanno rifiutato l’inurbamento e il degradamento a operaio generico nelle grandi fabbriche, che dall’inizio del secolo stanno soppiantando i piccoli laboratori. Possiamo anche immaginare che i più vecchi fra loro abbiano partecipato ai moti luddisti e che forse alcuni di loro abbiano già incontrato o si uniranno (nel caso il destino della comunità si rivelasse sfortunato) al movimento cartista o alle Trade Unions.

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Da parte sua, Rheinhardt/Swing è uomo/scienziato/filosofo impregnato di spirito illuminista, quello che portò alla creazione dell’Éncyclopédie di Diderot e D’Alembèrt, e della tradizione della ricerca sperimentale inglese [3] .

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I pirati di Ellis sono portatori di una visione della società alternativa a quella vigente. Una visione in cui la tecnologia è strumento di liberazione dell’uomo, secondo una visione di progresso tipica del XIX secolo e sostanzialmente abbracciata dai movimenti socialisti, che si affermeranno di lì a poco. In questa prospettiva, punti critici dell’organizzazione sociale e politica sono chi detiene il sapere e chi ne stabilisce e controlla l’applicazione. La posta in gioco nello scontro in atto sono quindi, esplicitamente, il potere e il futuro, e di questa posta tutta la comunità è consapevole. Come chiarisce Rheinhardt: “Quando spaccheremo il culo alla classe dirigente, alterando di conseguenza la natura del governo, queste saranno le persone che porteranno avanti il paese“.

La pietra magica dei loro nemici è una trappola per catturare il futuro (“ciò che cerco di rubare è il vero mondo che deve arrivare“, e poi: “Domani ruberemo il futuro a quei bastardi in giacca e cravatta che hanno provato a dirci come dobbiamo vivere“) e ridurre in schiavitù sostanziale l’umanità. Di fronte a questo entusiasmo, sta il sobrio senso di giustizia di Charlie Gravel che, da membro stabile di quel mondo che la comunità dell’Isola delle Braci rifiuta, ha una visione dell’umanità basata sulla propria esperienza nelle strade di Londra:

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> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="386" width="250" alt="Capitan Swing: unaltra modesta proposta di Ellis per cambiare il mondo >> LoSpazioBianco" class="alignleft size-full wp-image-53302" />“La gente non vuole essere protetta“. Principio che è legittimo tradurre, alla luce del contesto in cui viene espresso, come “La gente non vuole essere coinvolta“.

 

Come si vede, il lavoro di Ellis è denso di politica e visionarietà, e lo si può quindi leggere anche come pamphlet, formulazione retorica del desiderio di una società più equa e più giusta, impregnato di speranza. E, per la reiterata sottolineatura dell’importanza della condivisione del sapere, è anche forte la tentazione di trovarvi un’allusione (se non un’allegoria) alle battaglie contemporanee su ciò che riguarda brevetti e proprietà intellettuale, da intendersi quindi come scontri su cui si può effettivamente decidere molto del mondo a venire. Oltre alle questioni sul diritto d’autore in campo artistico, ambiguamente legate al fenomeno della pirateria, si pensi a tutto ciò che riguarda i brevetti di medicine (ad esempio al paradosso dei medicinali anti-AIDS troppo costosi per le popolazioni maggiormente colpite) e di organismi (non solo semplici ma anche complessi, caso di scuola la Monsanto e il Quinoa peruviano). E infine a tutto ciò che ostacola la diffusione e la condivisione dei risultati di ricerche potenzialmente fertili [4] .

 Abbiamo parlato di:
Capitan Swing e i Pirati Elettrici dell’isola delle Braci #1
Warren Ellis, Raulo Caceres
Traduzione di , Studio Parlapà
Panini Comics, 2012
120 pagine, brossurato, colore – 12,00€
ISBN:
9788865896228


 

 


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