Nel vastissimo territorio di Capo Frasca, ci sono radar, eliporto, e varie basi di sussistenza. Circa 14 kilometri quadri prestati alle prove tecniche di guerra, e, oltre il territorio dell’Isola, anche lo specchio di mare prospiciente l’area del poligono è spesso interdetta a qualsiasi natante.
Intorno al Poligono di Capo Frasca da anni è calata la cupa nube di sospetti fondatissimi ed ora, mentre lo Stato decide di iniziare a bonificare alcune aree militari per i pericoli legati ad Uranio Impoverito e quanto altro urge una presa anche per questa area militare.
Il deputato Caterina Pes, eletto tra le fila del Pd, ha presentato il 5 di dicembre un’interrogazione indirizzata ai ministri della Difesa e dell’Ambiente e della tutela del territorio: chiedendo in particolare se fra i 25 milioni di euro stanziati per la bonifica dei poligoni sardi siano state previste delle risorse sul capitolo di Capo Frasca e se ed in quali tempi si preveda l’avvio di attività di riconversione produttiva alternative a quelle di addestramento militare.
Testo dell’Interrogazione
PES. – Al Ministro della difesa, al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare. – Per sapere – premesso che:
il poligono di Capo Frasca sorto nella metà degli anni ’50 occupa una superficie a terra di 14 chilometri quadrati;
dipende dal Reparto sperimentale di standardizzazione al tiro aereo di Decimomannu;
il poligono di Capo Frasca è stato oggetto di osservazione e studio della «Commissione Parlamentare di inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato all’estero, nei poligoni di tiro e nei siti in cui vengono stoccati munizionimenti, in relazione all’esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno, con particolare attenzione agli effetti dell’utilizzo di proiettili all’uranio impoverito e della dispersione nell’ambiente di nano particelle e di minerali pesanti prodotte da esplosioni di materiale bellico e a eventuali interazioni», istituita con deliberazione del Senato il 16 marzo 2010;
le funzioni svolte all’interno del poligono – esposte nella relazione della Commissione -, riguardano la preparazione, l’organizzazione e il monitoraggio delle attività addestrative, effettuate da reparti nazionali e stranieri, riguardanti il bombardamento al suolo e l’uso di cannoni o mitragliatrici a bordo degli aerei;
per questo scopo, il poligono è dotato di una serie di bersagli e, attraverso apposite torri di controllo gestisce e controlla il traffico aereo impegnato nelle sessioni di addestramento;
durante tali sessioni, il poligono garantisce altresì la sorveglianza delle aree interdette alla navigazione al fine di prevenire situazioni di pericolo per le imbarcazioni in sosta o in transito;
altri compiti riguardano la raccolta di dati meteorologici poi utilizzati dagli equipaggi e dal servizio meteo nazionale, il supporto alle missioni di soccorso in mare e a terra – reali o addestrative – effettuate dagli elicotteri della 670o squadriglia SAR di Decimomannu, interventi di protezione civile, su richiesta delle prefetture, e il supporto all’attività di addestramento al tiro dei reparti dei Carabinieri e di altri Corpi dello Stato; il poligono ospita la 123a squadriglia radar remota, ente autonomo, che garantisce il funzionamento e la manutenzione della struttura della difesa aerea;
una delegazione della Commissione parlamentare ha visitato il poligono di Capo Frasca il 14 dicembre 2011;
l’attenzione della delegazione si è soffermata soprattutto sulle problematiche ambientali e sulle modalità di bonifica;
come viene riportato dalla relazione intermedia sull’attività svolta, approvata dalla Commissione nella seduta del 18 gennaio 2012, il Comando del poligono ha sottolineato più volte che il munizionamento utilizzato è inerte e che pertanto nel corso degli addestramenti non viene generata alcuna deflagrazione. Dopo ogni attività di tiro vengono eseguite le operazioni di sistemazione e ripristino dei bersagli, nonché la pulizia delle aree interessate;
il comandante dell’aeroporto di Decimomannu ha precisato a tale proposito, stando alla relazione di cui sopra, che in considerazione della tipologia di materiale ferroso sganciato, si provvede, durante il periodo di sospensione delle attività operative, a luglio e agosto, ad effettuare un monitoraggio seguito dall’eventuale bonifica, delle zone interessate dalle operazioni;
il comandante della struttura ha precisato inoltre che la bonifica viene effettuata da ditte esterne e verificata dal personale del poligono che accerta l’avvenuta pulizia dell’area interessata, anche procedendo ad una comparazione del materiale lanciato con quello poi raccolto;
nella relazione intermedia della Commissione approvata nella seduta del 30 maggio 2012 si tiene a precisare che non sono state effettuate ricerche volte a individuare eventuali residuati metallici sul terreno o nella contigua zona marina;
recentemente, infatti, è stato mutato l’orientamento del poligono per quanto riguarda la direzione di attacco, e pertanto una eventuale ricerca dovrebbe essere impostata sulla precedente direttrice, tenendo conto che Capo Frasca è il poligono maggiormente utilizzato per i «mitragliamenti» con armi che possono impiegare penetratori;
la relazione conclude, nella parte riguardante Capo Frasca che «occorrerà pertanto valutare l’opportunità di effettuare ulteriori approfondimenti ed indagini»;
non è risaputo se i resti degli ordigni siano da considerarsi pericolosi per la salute degli uomini e degli animali che vivono nell’area;
il controllo al momento è affidato agli stessi militari, così come la raccolta dei rifiuti è compito di chi nel poligono ha responsabilità di comando;
è frequente in prossimità di Capo Frasca la presenza di ordigni, o parte di essi;
significative, a tal proposito, le foto scattate a Cala Brigantino, in prossimità di Capo Frasca, lo scorso 15 agosto 2012 da una studentessa di Oristano che testimoniano appunto la presenza di materiale bellico;
nel dicembre del 2011 il quotidiano La Nuova Sardegna ha pubblicato un’intervista al maresciallo Madeddu, il quale ha riferito che a Capo Frasca non è stata mai effettuata una vera bonifica del territorio, sebbene in quel luogo sono stati lasciati per venti-trent’anni i residui delle esercitazioni delle Forze armate di tutto il mondo;
il maresciallo Madeddu ricorda in particolare una radura, dove si accumulavano i proiettili;
nel poligono di Capo Frasca, dichiara inoltre il maresciallo, capi di bestiame si sono venuti a trovare nella zona dei mitragliamenti e sono stati colpiti dai proiettili realizzati con metalli pesanti e quindi dalle nanoparticelle degli stessi;
nella regione Sardegna è presente l’80 per cento delle aree demaniali e servitù militari del totale nazionale, corrispondenti a 35.000 ettari di territorio;
tali insediamenti risalgono alla metà degli anni ’50 e, pertanto sono riconducibili ad una realtà geo-strategica e ad esigenze di difesa connesse al confronto tra il blocco occidentale e quello orientale;
la situazione internazionale è radicalmente mutata e pertanto sono venute meno le condizioni politiche e strategiche che costituirono il presupposto di quegli insediamenti;
il Ministro della difesa il 7 novembre 2012, in occasione della risposta ad un’interrogazione ha dichiarato che il Governo ha deciso di stanziare sul bilancio della difesa 25 milioni per tre anni per intraprendere l’attività di bonifica dei poligoni;
il Ministro ha inoltre informato che in via prioritaria tali risorse saranno stanziate per il risanamento e la bonifica del poligono di Salto di Quirra -:
se, per quanto di loro competenza, non ritengano doveroso chiarire:
a) se tra i fondi stanziati è ricompresa la bonifica e la contestuale riqualificazione del poligono di Capo Frasca;
b) quali interventi si intendano attuare per la progettazione e l’insediamento di attività alternative di adeguato livello;
c) se sia necessario effettuare ulteriori approfondimenti ed indagini, alla luce di quanto riportato dalla relazione della Commissione d’inchiesta. (4-18893)