Io non so dirvi quando sia cominciata la storia dei capricci. Forse quando i nani avevano un anno, o giù di lì. O forse prima e noi non li abbiamo mai chiamati capricci, ma lagne - più o meno giustificate.
So solo che certe volte c'è da impazzire. I weekend sono diventati lunghissimi. Il freddo che ci costringe a casa, le influenze di stagione che aumentano l'isteria collettiva, la stanchezza della settimana lavorativa e delle notti (ancora) insonni. Loro che non sono abbastanza grandi, a 15 mesi, per guardare un cartone o leggere un libro dall'inizio alla fine o in generale per concentrarsi a lungo su un'attività. Questi ultimi mesi ci stanno mettendo davvero a dura prova restringendo il nostro vocabolario nel confronto con i nani ad un'unica frustrante parola: "no". Forse abbiamo sbagliato qualcosa, fosse anche il programma della lavatrice, ma così non si può andare avanti.
La doppia lagna continua ti entra nel cervello, penetra nei tessuti, si insinua lungo tutto il sistema nervoso facendolo entrare in fibrillazione. Più si è stanchi, più sembra che i dispetti si moltiplichino e si trasformino in un attacco personale. Se per caso mi sono scordata la porta del bagno aperta, mi giro un attimo e trovo il rotolo della carta igienica che ha fatto il giro della casa due volte (e maledico il tenero cagnolino della pubblicità che mi ha spinto a comprare quella più lunga di tutte), lo scopino del bagno è diventato una spazzola per i peluche e l'acqua del bidet ha allagato anche l'appartamento del piano di sotto. Bastano tre secondi. In due, manco a dirlo, è tutto più facile.
Il sabato pomeriggio qualunque scusa è buona per sfuggire un po' al tormento: certe volte io e il Papi facciamo a gara per chi debba andare a fare la spesa come fosse il non-plus-ultra del divertimento. Non è sempre così, ovvio, ma ci sono momenti in cui ringrazi vivamente il cielo per il sopraggiungere del lunedì lavorativo.
E poi succede che... ad un certo punto una mamma deve anche imparare a impartire la disciplina a bambini. Il guaio è che questo momento arriva prima che i destinatari capiscano i rimproveri, i discorsetti, le punizioni. Come fare? Io che sono sempre stata contraria all'utilizzo delle mani, fosse anche solo per usarle sul pannolino in modo simbolico, confesso che mi è scappata qualche scullacciata senza che neanche mi assalissero troppo i sensi di colpa. Semplicemente perché ho pensato che sarebbe stato il linguaggio più comprensibile per loro, quello non verbale, in questo stadio di crescita. Tra l'altro, un conto è fare tutto quello che non si può fare, un altro è giocare con la sicurezza: le prese elettriche non si toccano, ad esempio. Su certe cose non si può transigere e in qualche modo bisognerà che lo capiscano. Praticamente, se serve qualche manata perché non rischino di restarci secchi fulminati dalla corrente, allora ben vengano i modi duri, ho pensato. Sarebbe stato troppo facile. E' durata poco, la faccenda dei colpetti sul pannolino, o sulle manine. Mi sono accorta presto che non servono a modificare alcun comportamento, se non in peggio. I bambini sono delle spugne e apprendono velocemente dall'esempio: avevo inavvertitamente insegnato ai gemelli a picchiarsi e a usare la violenza per ottenere quello che volevano. Mi rubi un gioco? Io ti prendo a manate. Ecco, la lezione che ti meriti. Per fortuna me ne sono accorta immediatamente. Il fatto che sono due mi ha aiutata, almeno in questo, perché ho potuto osservare subito la loro reazione.
Ho imparato la lezione e quando proprio mi fanno impazzire conto fino a tre e respiro profondamente. Non urlo neanche più: anche questo non serve affatto. Interrompo subito quello che stavo facendo e mi dipingo sul volto un'espressione terribile e corrucciata. Spero temibile. Con il vocione serio ripeto più o meno sempre la stessa frase in modo che risulti chiara e definitiva: "smettila subito, non si fa" e, se è il caso, "è pericoloso, ti fai male". Poi metto fine al gioco e dirotto la loro attenzione su altro per evitare troppi piagnistei. So che l'unica cosa da fare è insistere, sempre nello stesso modo, fino allo sfinimento. Perché piano piano capiscano.
Il fatto è che le dinamiche dei capricci gemelli sono contorte. I capricci gemelli godono della proprietà della crescita esponenziale. Si alimentano reciprocamente. Anche perché derivano spesso dalla semplice richiesta di attenzioni e dal naturale sentimento di gelosia che nasce con loro.Capito questo, individuata la tipologia di capricci rivolti esplicitamente ai genitori, è possibile provare a gestirla in modo diverso. La regola è: premiare il comportamento virtuoso con attenzioni, non quello negativo. Di conseguenza, sembrerà assurdo, ho imparato a non dare troppa importanza alle marachelle fatte per attrarre il mio sguardo: butti a terra il mio telefonino perché sto dando il biberon a Tommaso e tu stai giocando da solo? Bene, io faccio finta di non vederti. Sembra assurdo ma vi giuro che la tecnica funziona!
Alcuni capricci possono nascere anche dalla frustrazione. Non deve essere facile essere piccoli e non riuscire ad esprimersi o a fare tutto quello che si vorrebbe. Spesso i lamenti derivano da questo sentimento di perenne sconfitta: provare e riprovare a far qualcosa senza riuscirci. Alla fine deve essere stancante, deve essere snervante. Non è facile diventare grandi!
Altra storia sono i capricci gemelli che nascono dalla complicità fraterna. Cioè quelli della serie l'unione fa la forza. Alcuni sono uno spasso, obiettivamente. Certe volte faccio persino fatica a trattenermi dallo scoppiare a ridere. Per esempio quando mi fanno il verso: "ha ha ha, non si fa" e loro ripetono "ha ha ha" prima ancora di buttar giù tutti i libri dalla libreria o quando vengono beccati in flagrante, con le mani nella marmellata (lo dico non solo in senso metaforico perché mi è capitato davvero, ahimé!). Segno evidente che ormai lo sanno, cosa si fa e cosa non si fa e ci provano gusto, a sfidarmi. Quando toccano qualcosa che non si può toccare, pur sapendolo... è solo un richiamo a me: mamma, voglio essere un attimo il tuo centro di gravità, adesso. Sono annoiato (o stanco, o tutte e due). Sono talmente furbi! L'altro giorno hanno persino sgridato i tecnici della cucina che stavano aggiustando le mensole: "ha ha ha" (cosa fate? buttate giù tutti i libri dalla libreria?). Oppure un fratello è capace di rimproverare l'altro "ha ha ha" (lo sai che il baby monitor non si tocca). O ancora, davanti al forno acceso: "ha ha ha" (è caldo, ci si brucia). Sono ricettivi come due spugne. E in fondo, il capriccio è, anche quello, un altro loro modo di comunicare.
Dite che mi sono ammorbidita? Che l'età mi ha fatto perdere mordente? No, tutti tranquilli, sono la iena di sempre. Sto solo cercando di interpretare le tipologie di capricci perché è troppo facile mettere in un unico calderone tutto quello che mi fa sbarellare (trattasi di termine tecnico, ovviamente). In pratica, sto lentamente diventando un'esperta di capricci. Cioè, sto cercando di imparare il mestiere di mamma e lo faccio naturalmente per prove ed errori. E anche loro, stanno imparando a crescere. Per prove ed errori.