Con certi film senti puzza di americanata senza un perchè lontano chilometri.
Succede però che -vuoi per alcuni commenti entusiastici letti qua e là e arrivati anche dai parenti, vuoi per le nomination ai Golden Globe prima e agli Oscar poi- vederlo diventa quasi un obbligo, non fosse altro per avere un quadro completo sui vari pretendenti a miglior film dell'anno.
Bene, ora, come è possibile che questo Captain Phillips concorra con The Wolf of Wall Street, Philomena, Dallas Buyers Club o Gravity (tanto per citare quelli visti)?
Com'è possibile che per far posto a questo che altro non è che la più classica delle storie d'avventura -per quanto vera- si sian lasciati fuori Before Midnight o anche solo i Coen?
Gomblotto?
Viene da pensarlo, perchè davvero non c'è nulla che possa stupire nella storia di un uomo semplice che finisce per essere protagonista e eroe, rischiando la sua stessa vita contro dei nemici che più stereotipati nel ruolo dei cattivi non si può, salvato dalle forze speciali americane a cui manca solo di sventolare in continuazione la bandiera a stelle e strisce per farne un film fuori tempo massimo anche negli anni '80-'90, quando questi action movie andavano tanto di moda.
E pensare che partivo senza troppi pregiudizi, pronta a ricredermi sulla sempre più profonda irritazione verso quel buonista di Tom Hanks, e invece...
E invece ti ritrovi già dopo 5 minuti a sbuffare, per l'originalissimo raffronto tra il capitano che preparata la valigia con tanto di foto di famiglia parte e si lascia andare alle più monotone e sentimentalistiche riflessioni sulla vita e sull'essere genitori con la moglie, mentre a chilometri di distanza, immersi nel caldo, nella sporcizia e nella povertà, una banda di somali si organizza e si arma per attaccare la prima nave di passaggio.
E si va' avanti con il capitano che sprizza simpatia da tutti i pori, impedendo al proprio equipaggio di rilassarsi con calma, e allertandoli con prove antipirateria dopo una fortuita mail arrivatagli dalla marina.
A salvarsi è sicuramente la parte in cui i suddetti pirati tentano dapprima e riescono poi a salire sulla nave, con la tensione distintamente palpabile che cresce e fa ingegnare l'equipaggio in modo da sovrastarli. Peccato poi che l'equipaggio venga abbandonato, che i pirati somali tentino un'impossibile fuga con una scialuppa di salvataggio, che Tom Hanks rimanga solo e disperato, che le forze speciali arrivino e che Tom Hanks si salvi, con tanto di lacrima e shock appresso e un'infermiera insopportabile a curarlo.
E se non bastasse la trama, scontatissima e priva di alcuna inventiva, ci si mette in mezzo anche la regia di Paul Greengrass che con quei movimenti di mdp a spalla infastidisce non poco e si sofferma senza neanche velarli troppo sui dettagli fondamentali a risolvere determinate situazioni, come a guidare il pubblico senza lasciargli alcun lavoro da fare.
Va da sé quindi che la colonna sonora si componga delle più classiche canzoni ricche di ansia e pathos, pronte a fermarsi al momento giusto con il silenzio a caricare ancor più l'ovvietà del colpo di scena.
In mezzo a questo naufragio nessun faro, quindi? Forse forse solo Barkhad Abdi, che ha il physique du role per interpretare un cattivo parecchio inquietante, anche se fin troppo stereotipato e senza nemmeno una sfumatura a renderlo più interessante.
Per il resto, questo Capitano, affoga nella sua stessa nave.
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