caramelle d'altri tempi

Creato il 06 febbraio 2011 da Duffy
L’altro giorno sono andata a fare metano.
Durante la solita attesa nel bar, solitamente, passo in rassegna tutti gli espositori di caramelle, che a Porto Recanati sono davvero numerosi, per vedere le novità del mercato.
Sapete: come neo-comunicatrice conosco poco la parte tecnica, ma la passione per osservare prodotti, loghi, capacità di farsi conoscere e comunicare in modo efficace è ben salda in me- e questo mi da fiducia riguardo il mio futuro lavorativo-.
Alla fine, però, rimango sempre incantata dalle confezioni e dalla varietà di gusti delle caramelle Leone.
Non sono tipo da caramelle, dure in particolare. Neanche da gomme- nella sfortuna di aver fumato per tredici anni, ho la fortuna di non aver preso altre cattive abitudini-.
Ho iniziato a mangiarle lavorando al supermercato: la sera, chiudendo la cassaforte e trascrivendo sul libro dei corrispettivi, per scaricare lo stress accumulato della giornata e compensare l’inevitabile calo di zuccheri, ero capace di mangiarmi un sacchetto di Polka della Haribo senza batter ciglio.
Ora, per fortuna, la cosa è rientrata.
Ma, l’altro giorno, mi sono trovata a comprare le caramelle alla viola della Leone per i seguenti motivi:
-la confezione,bella come poche;
-l’inusualità del gusto, classico un tempo, desueto oggi;
-la stramba idea di voler contribuire alla longevità della ditta.
Per contro c’erano:
-odio le caramelle che si attaccano i denti;
-odio sentire il ph della bocca diventare acido, cosa mi capita con le caramelle e certi dolci sfigati, da discount;
-messa in borsa, la scatoletta di cartone si schiaccia, si sforma, e ti ritrovi la borsa piena di pastiglie.
Ma la Leone ha vinto, almeno con me. Ed è per questo che le metto nella rubrica prodotti e servizi da pubblicizzare: è una ditta che mi fa venire in mente i grandi Expo d’inizio secolo, Eiffel a Parigi, Cavour che succhia le violette gommose- è scritto nel sito della ditta-, un negozio di dolci con dorature e specchi ai muri, tipo quelli descritti nei dettagli da Zola nei suoi romanzi.
Tutto questo per una pastiglia, che, probabilmente, consumerò a metà, mentre l’altra parte si sbriciolerà nella mia borsa, facendomi desistere per un certo periodo di ripetere l’acquisto.
Questo, come molte grandi ditte sanno, si vende, soprattutto oggi, in tempi in cui le necessità sono ristrette a favore dei sogni: sensazioni, concetti, l’idea che possedere quell’oggetto ti da, o pensi dia di te.
Brava Leone, e lunga vita!