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Carcere di San Vittore: tutti uguali all’inferno – di Francesco Tadini, Milano

Creato il 13 agosto 2012 da Francescotadini @francescotadini

Francesco Tadini, Milano

Francesco Tadini arrestato, e via. In carcere. In cella. Sei mesi San Vittore. Due mesi Bollate. Abituarsi a sopravvivere. A tante cose. Al sovraffollamento delle carceri italiane. A condizioni sanitarie improponibili in un paese civile. A un luogo e a un modo della punizione che – chi l’ha vissuto anche solo un giorno lo sa – non può che rendere peggiori le persone. Devi resistere a questo. Devi cercare di non diventare peggio di quello che eri quando sei entrato. Devi cercare di fare tesoro di questa esperienza. Devi resistere a un tempo di spaventosa violenza. Sei dentro. Sei condannato. Sei un cattivo. Puoi migliorarti.

E le guardie? Coloro che vivono il carcere tanto quanto i detenuti? Come stanno? Come lavorano? Uguale. Credetemi. A San Vittore lavorano in condizioni che nessun altro lavoratore accetterebbe. Per pochi euro rischiano – tanto quanto i carcerati – malattie, depressione, fallimento di una vita.  A Bollate è diverso. Tutto è differente. Il controllo quotidiano, nel carcere di Bollate, avviene con l’ausilio di telecamere, a distanza. A Bollate una guardia non rischia – come ho visto rischiare a San Vittore – di ammalarsi di AIDS per il sangue lanciatogli in faccia da un transex.

A Milano, San Vittore: tutti uguali all’inferno. Parola di Francesco Tadini condannato …

- seguiranno, a breve, altre piccole note /descrizioni. Tadini ringrazia Melina Scalise per la cortese pubblicazione on line di queste parole.

 


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