Cari Creativi

Da Ayameazuma

vi chiedo di leggere questo post. Ci metterete 5'. Parla di voi. Dopo, sarete un po' incazzati. Forse, più motivati. Magari saprete cosa fare. Altrimenti, postate una canzone.

Ora passo al tu. Se appartieni al 94% di chi "non" possiede o dirige un'azienda di successo, con i riconoscimenti che ne derivano, contratti o dividendi, prendi un foglio di carta e scrivi su quali forme di tutela puoi contare. Fatto?

Inizia così un post di Creativi.eu, firmato da Alfredo Accatino, parlando della crisi e della precarietà che investe e sommerge il mondo della creatività italiana. E arriva a dire:

Il cambiamento che vi propongo è di mentalità e di visione. Siamo e siete un'unica entità, qualunque cosa facciate: creativi per pubblicità e eventi, copy, art, graphic & industrial designer, visualizer, web. Ma anche artisti, autori, stilisti, scenografi, light designer, montatori, sceneggiatori, story editor, coreografi, registi, fotografi, progettisti, blogger, compositori, video maker, illustratori, costumisti, direttori artistici, curatori, artigiani di ricerca, traduttori, ghost writer... Nelle grandi città, come in provincia, dove maggiori sono le difficoltà.

Occorre spostare il livello di percezione/visibilità. Piantarla di fare gli individualisti. Divenire massa critica, movimento di opinione, influencer. Smettere di pensare all'orticello per acquisire quella che il buon Pasolini chiamava "coscienza di classe". Se il mondo non ci considera, usiamo le metodologie che il mondo comprende.

* Diventiamo lobby* Impostiamo una rivendicazione sindacale (sì, avete letto bene)* E quindi, diveniamo Gruppo di Pressione.

Anche in un momento di crisi, che potrebbe far sembrare irrealizzabili e utopiche queste istanze. Perché è quando si è in curva che occorre spingere sull'acceleratore.

Poi propone:

Primo passo, renderci visibili, sollevando il problema. Al pari di quanto hanno fatto pochi anni fa i nostri colleghi sceneggiatori americani. Blocchiamo il giocattolo. Occupiamo la rete. Facciamoci vedere. Anche nelle strade. Senza sentirci obbligati a dover, per forza, fare manifestazioni fighe e creative. Poi, diveniamo piattaforma.

Cosa chiedere? Di ascoltarci. Di avere, in questo paese, un ruolo consultivo e decisionale. Ma anche ciò che hanno ottenuto tante altre categorie che, nella storia, prima di noi, hanno affermato in maniera organica i propri diritti.

E i diritti li elenca, sette importanti diritti che, aggiunge, " non devono essere appannaggio del soggetto singolo, ma anche di aziende e studi professionali che pongono la creatività come core business. Noi, rispondendo alla sua richiesta di "iniziare a renderci visibili" vi proponiamo questa sua idea, e vi chiediamo a nostra volta di condividerla e farla conoscere. Tutto il post - che richiederà cinque minuti del vostro tempo - lo trovate qui.