Carlo Cassola, San Dalmazio (Pisa)

Da Paolorossi

San Dalmazio

Non era più buio come un’ora prima, sebbene la luna fosse nascosta da un banco di nebbia. Guglielmo si fermò ad accendere una sigaretta, poi prese a camminare speditamente.
Dopo qualche centinaio di metri pianeggianti, la strada cominciò a scendere. I campi finirono, e la strada s’internò nella boscaglia. Guglielmo gettò via il mozzicone, e affrettò il passo.
[…] Pensando agli affari, non si accorgeva della strada. Passò sul ponticello quasi senza accorgersene e affrontò la salita che menava al paese con la stessa andatura celere. Ma a poco a poco rallentò, e i suoi pensieri deviarono. Passando davanti a una casupola diroccata, gli tornò in mente il vecchio che un tempo l’abitava, e i suoi racconti di streghe, di maghi, di diavoli, di fatture… A simili storie Guglielmo non era alieno dal prestar fede  tuttora.
Passando davanti al piccolo cimitero, volse uno sguardo rattristato attraverso il cancello, si segnò e disse un requiem per la sua povera moglie. Erano giusto tre mesi che l’aveva lasciato. Si sforzò di aumentare il passo e tornare ai pensieri di prima. Finalmente arrivò in paese. Si fermò nella bottega che sorgeva proprio all’imbocco di San Dalmazio e che era anche gestita da una sua parente. Mentre aspettò di essere servito, si tolse il cappello e si asciugò il sudore col fazzoletto.
[…] Il paese era immerso nel silenzio e nel buio. A quell’ora le donne e i ragazzi erano già tutti a dormire. Guglielmo prese per la stradetta mal lastricata che s’inerpicava fino in cima al paese, dov’era la sua casa.

( Carlo Cassola, Il taglio del bosco, 1953 )

San Dalmazio – Pieve di Sillano

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