San Dalmazio
Non era più buio come un’ora prima, sebbene la luna fosse nascosta da un banco di nebbia. Guglielmo si fermò ad accendere una sigaretta, poi prese a camminare speditamente.
Dopo qualche centinaio di metri pianeggianti, la strada cominciò a scendere. I campi finirono, e la strada s’internò nella boscaglia. Guglielmo gettò via il mozzicone, e affrettò il passo.
[…] Pensando agli affari, non si accorgeva della strada. Passò sul ponticello quasi senza accorgersene e affrontò la salita che menava al paese con la stessa andatura celere. Ma a poco a poco rallentò, e i suoi pensieri deviarono. Passando davanti a una casupola diroccata, gli tornò in mente il vecchio che un tempo l’abitava, e i suoi racconti di streghe, di maghi, di diavoli, di fatture… A simili storie Guglielmo non era alieno dal prestar fede tuttora.
Passando davanti al piccolo cimitero, volse uno sguardo rattristato attraverso il cancello, si segnò e disse un requiem per la sua povera moglie. Erano giusto tre mesi che l’aveva lasciato. Si sforzò di aumentare il passo e tornare ai pensieri di prima. Finalmente arrivò in paese. Si fermò nella bottega che sorgeva proprio all’imbocco di San Dalmazio e che era anche gestita da una sua parente. Mentre aspettò di essere servito, si tolse il cappello e si asciugò il sudore col fazzoletto.
[…] Il paese era immerso nel silenzio e nel buio. A quell’ora le donne e i ragazzi erano già tutti a dormire. Guglielmo prese per la stradetta mal lastricata che s’inerpicava fino in cima al paese, dov’era la sua casa.
( Carlo Cassola, Il taglio del bosco, 1953 )
San Dalmazio – Pieve di Sillano
43.262128 10.925845