Carlo Diano, Limite azzurro. All’insegna del Pesce d’oro, Milano 1976
Nel 1976, due anni dopo la morte di Carlo Diano (Vibo Valentia 1902 – Padova 1974), Vanni Scheiwiller pubblicò questa breve raccolta di poesie, che furono scelte da Ninì Oreffice. I 50 testi, che coprono quasi l’arco della vita di Diano, si aprono con il distico in greco, (che tradusse egli stesso in italiano e di cui do qui la versione) che Diano scrisse per la devastazione della Piana di Gioia Tauro e si chiudono con tre testi in francese. Non tutte le poesie sono datate, ma le ultime furono scritte pochi mesi prima della morte, quando Diano era ormai molto malato ma lo spirito e la mente erano lucidissimi e vivi.
La bella edizione reca un elegantissimo disegno che Alberto Viani fece appositamente per questa edizione.
Alberto Viani. Nudo. 1976
Ulivi addio
Ora sui nostri monti Demetra cerca piangendo
miseramente il viso della bella Persefone,
ora a terra si sfa l’oliva sotto la pioggia,
suona intorno il vento predatore di foglie.
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Per il tuo limite azzurro
dove la luce s’increspa
fiore dell’attimo
apri nel palpito d’ali i tuoi petali
nel cerchio della chiusa forma.
Luglio 1974
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Arso stecchito
squarciato dal fulmine
nudo
mette ancora una gemma:
pallida come una preghiera
domanda al cielo
di poter fiorire.
1974
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Dal punto ov’io siedo
volgendo intorno lo sguardo pigro
partono infinite vie:
nella disperazione di seguirle tutte
contemplo il cielo.
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Sublimi splendono
all’occhio dell’anima
le idee, mirabili immote:
né l’ala del tempo le sfiora,
né flusso di cose le tocca.
D’indicibile amore è preso
l’uomo che una volta le scorga,
né per piacere né per pena l’oblia.
Sempre che d’alcuna oda il nome,
il cuore gli balza come per donna cara.
Nel silenzio che dentro lo vuota,
irresistibile suona come tromba di guerra,
soave come invito di gioia
e solitudine è intorno
e luce di sole gli raggia nell’anima.
Ed ecco egli è pronto e nulla paventa,
né povertà, né calunnia o dolore,
non abbandono di cose amate,
deserto d’affetti, delle tempeste s’inebria,
a te, morte, sorride.
1944
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Qualche cosa che non tornerà.
Ma questo spazio senza fine
nella mia anima – questo è.
Ti sento, vita.
ti porto lieve su ogni fibra,
come ogni zolla il cielo,
gioia senza grido.
Tu – negli occhi sei Tu
negli occhi degli occhi sei Tu
in codesto tuo Nulla Tutto che s’apre,
cielo in un cielo, nel fondo
delle tue pupille, sei Tu.
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Une feuille sur une branche, seule,
la brise la bata de tout coté -
si le vent tombe et qu’il pleut,
demain nous la foulerons aux pieds.
(C) 2012 by Francesca Diano RIPRODUZIONE RISERVATA