Carlo Lissi e il desiderio di giustizia sommaria: sangue su sangue, orrore su orrore
Creato il 17 giugno 2014 da Alessandromenabue
Carlo Lissi. C'è chi vorrebbe farlo a pezzi per poterlo sciogliere più agevolmente nell'acido, chi invoca la morte non solo sua ma pure quella del fratello reo di portare un cognome che deve scomparire dalla faccia della terra. Chi vorrebbe lasciare il lavoro sporco ai suoi futuri compagni ergastolani, che tanto se sono già in cella un motivo ci deve essere. Delitto più o delitto meno. Chi scrive queste amene schifezze non ha nemmeno l'alibi del raptus: è gente "normale" che, accomodata davanti al proprio smartphone, decide di dare libero sfogo al proprio desiderio di vedere lavato nel sangue il troppo inutile sangue già versato. Giudici e boia da tastiera, linciaggio da poltrona: a volte sincero, altre legato alla smania di ottenere un paio di "mi piace" o di followers in più. Non è già abbastanza sconvolgente di suo la mattanza di Motta Visconti? Servono davvero i forconi e il cieco furore della giustizia fai da te invocata con voce rabbiosa? E' anzi quando ci si trova faccia a faccia con abissi morali come quelli in cui è sprofondato Lissi che la rinuncia alla pena di morte (che in Italia - salvo una reintroduzione guarda caso in epoca fascista - data 1889) palesa il suo pieno valore: quando davanti al più efferato dei crimini una nazione e il suo popolo comprendono che è necessario essere capaci di andare oltre al desiderio di vendetta sommaria. Anche quando sembra impossibile. Soprattutto quando sembra impossibile.