Poi uscì dal ristorante e riprese il cammino verso casa. Ma si ricordava i posti esatti delle serre dove si coltivavano i peperoni e si fermò davanti a una di esse…
L’uomo sobbalzò… erano già diversi anni che si occupava di alimenti e cibo, ma una cosa così assurda non gli era ancora capitata! Quello stravolgimento di due produzioni agricole, così importanti, che avevano caratterizzato per tanto tempo i rispettivi territori, spazzate via in così poco tempo, l’aveva sconvolto.
Ma chi è quest’uomo che si è inventata la professione di gastronomo e si è messo contro – e a livello mondiale – la grande industria agro alimentare?
Quando fondò “Slow Food” ed era il 1986, fu guardato per lo più come un eccentrico. Uno che stava su una lunghezza d’onda che apparteneva ancora agli utopici anni legati al ’68 e al rifiuto del consumismo. Figuriamoci… andava in giro a predicare l’educazione al gusto alimentare attraverso le lente preparazioni casalinghe e qualche ristorante convertito alla mission… In un’epoca in cui le donne di casa stavano scomparendo e i pasti, fra un impegno e l’altro, non si facevano nemmeno più al ristorante ma al fast food!
All’inizio infatti l’obiettivo puntava in modo più circoscritto sul diritto a vivere il cibo come un piacere, che rispettasse i tempi naturali e la diversità degli alimenti contro la frenesia della vita moderna e contro l’omologazione dei sapori. Poi le finalità rapidamente divennero più drammatiche e impellenti, in difesa di una bio diversità troppo calpestata che rischia di impoverire e distruggere l’intero pianeta. Slow Food abbracciava così l’eco-gastronomia e si proponeva la difesa del suolo fertile, delle tradizioni legate al territorio, della rotazione delle produzioni e la lotta a tutti gli agenti inquinanti sia agricoli che industriali.
Oggi la lotta contro le multinazionali è sempre più aspra e dura, ma Slow Food ha 100.000 iscritti in 130 paesi del mondo e la First Lady Americana si fa fotografare mentre lavora nel suo orto alla Casa Bianca. Pochi mesi fa Petrini, primo esponente delle popolazioni non indigene, è stato ospite al Forum Permanente dell’Onu sulle questioni indigene. “Saper guardare indietro alle nostre tradizioni e ai nostri sistemi alimentari non è stupida nostalgia. La reintroduzione di produzioni alimentari locali è la risposta per nutrire il pianeta, è l’attivazione della vera democrazia, la partecipazione di tutti per il bene comune…” Così ha voluto ribadire la sua lotta e i suoi obiettivi, che poi sono quelli dell’intera umanità.
In omaggio a questo battagliero signore, dallo stile pacato e sorridente e dalla forza di volontà veramente fuori dal comune, proponiamo questo piatto tratto dalle ricette di Slow Food, ambientato nelle sue terre, le Langhe, da preparare ovviamente solo con prodotti a Km 0, salvo qualche spezia esotica e da gustarsi in un’allegra compagnia di amici consapevoli e illuminati:
CONIGLIO CON I PEPERONI
INGREDIENTI per 6 persone: 1 coniglio di circa 1 Kg e 800 grammi, 4 peperoni,2 pomodori maturi,2 cipolle, 2 carote, 2 coste di sedano, 2 rametti di rosmarino, 2 spicchi d’aglio, 4 fette di salame crudo, 4 fette di pancetta, 4 chiodi di garofano, 1 pezzetto di cannella, 1 litro di Barbera, 2 cucchiai di aceto di vino, 4 cucchiai di olio extra vergine di oliva, sale, pepe, noce moscata.
PREPARAZIONE: tagliate a pezzi il coniglio, già pulito ed eviscerato, lasciatelo riposare mentre preparate e cuocete il trito di verdure, aromi e condimenti. Cominciate tritando finemente cipolle, carote, sedano, rosmarino, aglio, salame crudo e pancetta e fate rosolare il tutto a fuoco basso nell’0lio di oliva e in un tegame capace di accogliere il coniglio. Unite dunque il coniglio a pezzi, i chiodi di garofano, la cannella, salate e pepate.
Quando il coniglio sarà rosolato uniformemente da ogni lato unite pomodori e peperoni tagliati a pezzi grossolanamente. Continuate la cottura a fuoco moderato bagnando di tanto in tanto con il vino e proseguite per circa un’ora.
A cottura ultimata,versate l’aceto e aromatizzate con noce moscata. Servite caldo.