Bianco, rosso e Verdone (1981)
Borotalco (1982)
Acqua e sapone (1983)
I due carabinieri (1984)
Troppo forte (1986)
Io e mia sorella (1987)
Compagni di scuola (1988)
Il bambino e il poliziotto (1989)
Stasera a casa di Alice (1990)
Maledetto il giorno che t'ho incontrato (1991)
Al lupo al lupo (1992)
Perdiamoci di vista (1994)
Viaggi di nozze (1995)
Sono pazzo di Iris Blond (1996)
Gallo Cedrone (1998)
C'era un cinese in coma (2000)
Ma che colpa abbiamo noi (2003)
L'amore è eterno finché dura (2004)
Il mio miglior nemico (2006)
Grande, grosso e Verdone (2008)
Io, loro e Lara (2010)
Posti in piedi in paradiso (2012) - 2,5/5
Verdone (1950), italiano, non ha bisogno di presentazioni per il pubblico nostrano. Attore, cabarettista, sceneggiatore, regista, figlio di un docente di storia del cinema, divenne un popolare personaggio televisivo prima di darsi al cinema. Il suo esordio al cinema come regista ed attore avviene nel 1980 con Un sacco bello, sotto l'egida di Sergio Leone in veste di produttore. Da allora è una sfilza di successi. E' specializzato in commedie, a volte con risvolti drammatici, focalizzate sulle sue interpretazioni a volte istrioniche a volte più misurate, generalmente buone e gradevoli.
-Posti in piedi in Paradiso
Italia 2012 - commedia - 115min.
Roma. Tre padri che hanno perso tutto (lavoro, affetti) si ritrovano a condividere un appartamento malmesso: Ulisse (Carlo Verdone), ex produttore discografico, gestisce ora un negozio di vinili dove si perde nel ricordo dei bei tempi che furono e piange sul suo fallimento lavorativo; ha una ex moglie ed una figlia che vivono a Parigi. Fulvio (Pierfrancesco Favino) è un giornalista di gossip e cronaca rosa, da critico cinematografico che era. Domenico (Marco Giallini) è un agente immobiliare improbabile, senza fissa dimora, con svariate famiglie a carico e che arrotonda lo stipendio facendo da escort per anziane e voluttuose donne sole. In questa situazione compare anche una giovane ed avvenente cardiologa (Micaela Ramazzotti) con problemi di ansia e di gestione emozionale.
Di positivo su questa commedia si può dire innanzitutto che sia divertente. Verdone usa tutta la sua esperienza per costruire una storia inverosimile e piena di gag che sia in qualche modo specchio dei tempi tumultuosi: gente senza lavoro, matrimoni di breve durata, fatica a trovare di che vivere da un mese all'altro et similia. Non mancano momenti più “seri”, nel rapporto genitori-figli dei vari protagonisti, specie quello fra Ulisse e la figlia, che dà al regista il motivo per girare qualche scena a Parigi. Insomma c'è un po' tutto il cinema di Verdone in questo film, senza sostanziali novità. Di conseguenza alcune cose appaiono già viste, l'accumulo di episodi è forse eccessivo per una pellicola che non sa bene in che dosi mescolare umorismo, volgarità, commedia drammatica, riflessione sociale sul precariato esistenziale di questi anni.
Di certa c'è la bravura dei protagonisti, in cui il mattatore è Giallini, il burattinaio è l'attore/regista e l'incarnazione dell'italiano medio è Favino. Ci sono diversi ruoli femminili ma nessuno ha in verità tanto spazio, eccetto la Ramazzotti che dà una discreta prova di bravura.
Tanta musica rock per una colonna sonora gradevole, una discreta varietà di ambienti ed una sceneggiatura un po' approssimativa ma variegata contribuiscono a tener viva l'attenzione.
Resta la questione di quanto un pubblico possa immedesimarsi nella vicenda improbabile messa in scena, che vorrebbe essere rappresentativa della società nostrana: anche il finale incerto, in sospeso, lascia interdetti circa lo scopo del film; Verdone certamente non vuol dare delle risposte, ma nemmeno sembra formulare domande. Insomma finito il film ci si può chiedere: “E allora?”. Posti in piedi in Paradiso è in grado di intrattenere una platea, la quale può anche arrivare ad identificarsi un po' nei personaggi, ma al di là dell'intercettare gli umori circolanti non sembra in grado di fare. Verdone dimostra di essere sul pezzo, ma per questo basta vivere nella nostra epoca. Prendere d'esame l'attualità per costruire un discorso più ampio: ecco la grande mancanza del film, la sua principale nota di demerito. L'inerzia che lo pervade, la sua mancanza di propulsione, lo rende un esercizio vuoto.
Per quanto possa far (sor)ridere.
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