In un piacevole scambio di battute avvenuto durante l’Oculus Connect sul palco di Hollywood, Nate Mitchell vice-presidente di Oculus VR ha posto ai geni dei visori (Palmer Luckey, John Carmack e Michael Abrash) la seguente domanda:
Ragazzi, voi cosa pensate, sta volta, possa rischiare di far fallire il decollo della VR?
Luckey, che possiede un’immenso senso dell’umorismo, risponde immediatamente:
Beh, di solito noi cerchiamo sempre di prendere aerei diversi, giusto?
Mitchell inizia a ridere, la risata contagia tutto il pubblico, poi continua Mitchell:
Si lo facciamo sempre!
Interviene, allora, ironico il genitore di “Doom“
Si presentano ovvi scenari catastrofici ed eventuali problemi di salute e sicurezza che possono verificarsi e non è nostro interesse sapere cosa potrebbe veramente accadere con essa. Ma ovviamente se si verificano nelle persone casi di autocombustione quando si trovano in VR o se avvisano problemi di salute veramente gravi, ciò potrebbe uccidere l’industria
Si sente qualcuno nella folla ridere rumorosamente, poi prosegue tra sarcasmo e severità:
E ci sono alcune cose delle quali dovremmo parlare, mi spiego, se ci fossero dei problemi legati allo sviluppo dei bambini o cose del genere? Sarebbe veramente una tragedia! Possiamo sentirci sicuri e prudenti quanto vogliamo, ma stiamo facendo una cosa radicalmente nuova, che useranno miliardi di persone, mai sperimentata prima e della quale non abbiamo una storia sulla quale lavorare. Quindi dobbiamo essere coscienti dei rischi che essa comporta. Sapete, partendo dalla parte teorica fino a dove siamo giunti, penso che adesso ci troviamo sulla cresta dell’onda e penso anche che sia una tranquilla navigazione in termini di arrivo al rilascio e di accesso al contatto con miliardi di consumatori. Ci sono ancora una marea di piccoli ostacoli nei quali potremmo inciampare e potrebbero non permetterci di rendere Oculus come lo desideriamo, ma ,chissà, questi ostacoli potranno essere superati da qualcun altro. Gli attuali segnali sono, comunque, molto positivi, se veramente non accadrà nulla di catastrofico, sarei meravigliato, al contrario, se la VR da qui a cinque anni non fosse di uso comune.
Michael Abrash, scienziato capo presso una società di ingegneri e sviluppatori, ha scelto questo momento per intervenire:
Sto svolgendo un lavoro che ormai dovrei sapere meglio come fare, ma mi trovo d’accordo con John solo un po’, perché non credo che siamo ancora sulla cresta dell’onda. Penso piuttosto che non abbiamo ancora intuito cosa la VR stia per provocare, la gente dovrebbe usare la VR giorno dopo giorno per far si che diventi così persuasiva. Penso e spero, del resto, che qualcuno in questa sala o qualcuno che ci sta guardando sia il primo a far ciò, ma mentre ho notato un sacco di novità interessanti, non ho ancora visto reazioni di questo tipo.
Infine Carmack precisa:
Penso di essere d’accordo con te se parliamo degli aspetti che riguardano il contenuto videoludico, ma a questo punto credo abbastanza che la digitalizzazione e la telepresenza del mondo reale siano ormai sufficienti a reggere in piedi il concetto di VR, anche qualora dovesse fallire il mondo videoludico, ma ciò non accadrà comunque. Lo sapete, sia che ci saranno bei giochi sia che non ci saranno, tutto tende ad evolversi verso il meglio. Se avete visto i nonni osservare le foto di un nipote dal tablet, provate a immaginare questa situazione amplificata dieci volte. Se e quando svilupperemo, ad esempio, una minuscola sfera multi-camera, gli stessi nonni si potranno sedere ed assistere alla festa di compleanno del nipote che si verifica in un altro luogo e cose del genere potrebbero avere un enorme ritorno sociale, poiché tutti potranno scegliere cosa vedere, dove essere, con chi stare…