DANTE AGLI UFFIZI.
Io villanello a cui la roba manca mi alzo e vedo la campagna tutta biancheggiar… piovvi in Toscana e vita bestiale e non umana sì come mulo ch’io fui, declama Carmelo mentre sulla riva dell’Arno aspetta Carlino con il barcone stracolmo di sabbia. Poi si ferma e, fra se e se, ad un suo pensiero non parlato, a voce alta si risponde: l’ignoranza del volgo giudica senza discernimento e crede che il sole abbia il diametro d’un piede, così anche per i costumi la gente è ingannata dalla vana crudeltà. Non conviene seguire il gregge. Anch’io ho avuto una vita esiliata, ma il mio Dante almeno si è preso delle soddisfazioni conosciute nei secoli: iscritto al partito ghibellino e contrario al potere temporale ha perfino mandato un papa all’inferno. (Ricordo da un racconto di Tirella).
D O P O L A F U G A D E L P A P A
Al Campidoglio! Il Popolo
Dica la gran parola.
Daghe i romani vogliono,
Non più triregno e stola.
Se il papa è andato via,
Buon viaggio e così sia:
Non morrem già d’affanno
Perché fuggì un tiranno,
Perché si ruppe il canape
Che ci legava il pié.
Viva l’Italia e il Popolo
E il papa che va via!
Se andranno in compagnia
Viva anche gli altri re!
Al Campidoglio! Il Popolo
D’esser tradito è stanco:
Non vuol parole dubbie:
Si parli chiaro e franco:
Il papa, ch’è ispirato,
Fé senno e se n’è andato,
Gli altri han da far lo stesso,
Devono andargli appresso
E starsene da sé.
Viva l’Italia e il Popolo
E il papa che va via!
Se andranno in compagnia
Viva anche gli altri re!
* * *
[ N U O V A V I T A ]
Ove del mondo i cesari
Ebbero un dì l’Impero
E i Sacerdoti tennero
Schiavo l’uman pensiero,
Ove è sepolto Spartaco
E maledetto Dante,
Ondeggerà fiammante
L’insegna dell’amore
Dimenticate, o popoli,
L’ira di un dì che muore
Sarà la terra agli uomini
Come una gran città.
Libera, grande, unita
Vivrà una nuova vita
La stanca umanità.
-Goffredo Mameli-
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