Carnage: il pugile Polanski sfinisce l'ipocrisia sociale colpendola ai fianchi

Creato il 06 ottobre 2011 da Dejavu
75 minuti di instancabile sarcasmo, continue provocazioni, false gentilezze e una verbosità prolissa che resta chiusa nei 100 mq scarsi che vanno dal salotto al bagno: Carnage è l'esempio dissacratorio più riuscito di una rappresentazione "al chiuso" dopo Nodo alla Gola di Alfred Hitchcock, con la differenza che qui l'unico morto che ci scappa è la falsa cortesia che regge le umane convenzioni.

Il figlio di Kate Winslet e Cristoph Waltz ha picchiato quello di Jodie Foster e John C. Reilly mentre erano al parco, per questioni di appartenenza ad una banda. Spetta dunque ai genitori "adulti e maturi" incontrarsi in un pomeriggio qualunque per comporre la controversia in un appartamento di New York che, nonostante le ottime intenzioni iniziali, inaspettatamente diviene il palcoscenico per uno dei più snervanti e dissacratori scontri tra due perfetti campionari della media e dell'alta borghesia.Con la sola forza dei dialoghi che va a supplire ad ogni forma di violenza fisica, le due donne e i due uomini riuniti sotto lo stesso tetto rompono ben presto il ghiaccio abbandonando le gentilezze tra sconosciuti per poi fare a pezzi le regole di una cortese ospitalità, denigrare le rispettive occupazioni e distruggere gli oggetti di rispettiva appartenenza in un gioco di attacchi e di fugaci alleanze, pronte a sbriciolarsi con il sopravvenire della prima provocazione gratuita.L'oggetto del contendere - l'educazione dei rispettivi bambini - è solo un pretesto che si allarga macroscopicamente investendo come una macchia d'olio i precari equilibri matrimoniali, il ruolo del marito e della moglie e le false realizzazioni personali dei litiganti, la cui diatriba finisce per trasfigurarli completamente nei bambini di cui discutono. 

Carnage sembra un gioco di squadra o, per lo meno, una diabolica partita a tennis tra due coppie che si sfidano al di qua e al di là della linea divisoria di una sala da tè, ma in realtà è un confronto senza vincitori nel quale ciascuno dei partecipanti si scopre solo, invischiato in una visita di cortesia che inspiegabilmente si è trasformata in una visita introspettiva e che di cortese ha ben poco, come ogni esperienza in cui si torna a se stessi.Kate Winslet si conferma come una delle migliori attrici viventi ed è semplicemente straordinaria nei panni di colei che subisce la più grave trasformazione, dalla donna algida, manierosa e impeccabile a un'ubriaca fradicia che vomita insulti e non solo.Jodie Foster - anche lei premio Oscar - è l'alter ego della Winslet con la sua aria sciatta, struccata e palesemente marxista. Cristoph Waltz è un avvocato arrogante cinico e ossessivamente attaccato al cellulare per questioni lavorative improrogabili. John C. Reilly è il più simpatico e gigione della comitiva, schietto tanto quanto il suo alter ego maschile (Waltz) ma senza la stessa puzza sotto il naso.






Pur nella sua condizione di confinato ai domiciliari e di esiliato dagli Stati Uniti per i suoi guai con la giustizia, Roman Polanski riesce comunque a dimostrare come anche lui, sol che lo voglia, possa riuscire ad ingabbiare il sogno americano fra quattro anguste mura e farlo diventare un incubo per mezzo di quattro favolosi interpreti, che altro non sono se non semplici proiezioni del suo ego in piena protesta. Carnage di spunti di riflessione che partono dalla società per arrivare a noi stessi ne offre tanti, ma forse non sono adatti ad un pubblico troppo giovane. E non perché il film abusi della parola o richieda una sensibilità troppo matura, ma solo perché è giusto che i giovani non scoprano che razza di adulti potrebbero diventare un domani. 

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