Carnage: l'Angelo Sterminatore del nuovo millennio

Creato il 11 ottobre 2011 da Pianosequenza

Carnage
(Carnage)
Roman Polanski, 2011 (Francia, Germania, Polonia, Spagna), 79'
uscita italiana: 16 settembre 2011 voto su C.C.
I Longstreet (Jodie Foster, John C. Reilly) ospitano nel loro appartamento newyorkese i Cowan (Kate Winslet, Christoph Waltz). Oggetto del contendere è uno screzio tra i rispettivi figli, culminato in una bastonata e qualche dente rotto. Nonostante i propositi altissimi, ben presto l'incontro prenderà una piega grottesca.
Come i suoi colleghi Truffaut, Chabrol e Rohmer, anche Roman Polanski condivise la sacrosanta crociata contro i numerosi detrattori (tra i critici di cinema) che ritenevano Hitchcock troppo “commerciale” per essere considerato un grande maestro della Settima Arte. Sin da Il coltello nell'acqua le opere del cineasta polacco hanno sempre seguito il solco tracciato dal suo mentore, sebbene fossero caratterizzate da gusto e stile molto personali – Repulsion, L'inquilino del terzo piano, Rosemary's baby giusto per citare qualche esempio; non suoni perciò stonato affermare che questo taglientissimo adattamento della piéce teatrale Le deau du carnage (di Yasmina Reza, co-autrice della sceneggiatura) ha le sue radici cinematografiche ben radicate nell'immaginario hitchcockiano. Come in Nodo alla gola, tutta la narrazione si svolge in un appartamento, nel quale la presenza di pochi personaggi è sufficiente per dar vita a un raffinato climax di suspense: nel 1948 c'era di mezzo, ovviamente, un omicidio ma nel 2011 basta solo un alterco tra bambini. Il cadavere nascosto dagli antieroi del film di Hitchcock non è più ingombrante dell' “elefante” che occupa la stanza con queste due educatissime coppie della middle class. I padroni di casa, genitori della “vittima”, sono combattuti tra gli imperativi morali dell'idealista Penelope (Foster) e l'atteggiamento conciliante del marito Michael (Reilly), mentre dalla parte del "carnefice" si confrontano il sincero disinteresse del padre, Alan (Waltz), e il finto interesse della madre, Nancy (Winslet). Gradualmente, nel salotto dei Longstreet si sgretolano tutte le convenzioni del politically correct occidentale: il dio del massacro, citato da Alan in risposta alle filippiche di Penelope sul Darfur, diventa protagonista. O, in altri termini, viene riportato in auge quell'Angelo Sterminatore al quale un altro grande maestro del cinema, Buñuel, aveva reso omaggio nel lontano 1962. Anche nell'appartamento newyorkese infatti i nostri protagonisti sembrano fisicamente incapaci di varcare la porta che li condurrebbe lontani da questa discussione, a cui nessuno di loro vuole veramente partecipare – eccetto forse Penelope che, pur in un modo esasperato e demagogico, sembra l'unica ad aver a cuore il futuro degli “stronzetti”, come i bambini vengono più volte apostrofati dagli altri litiganti. Bastano poche battute e qualche gesto per demolire con sottile cinismo tutto il nostro mondo, fondato su bon ton ed ipocrisia; anche degli impeccabili rappresentanti della borghesia (l'intera classe dirigente messicana nel caso del film di Buñuel) se lasciati in “cattività” e disinibiti da un po' di alcol sono capaci di regredire sino al primordiale homo homini lupus. Paradossalmente, è proprio l'odioso personaggio interpretato da Waltz (una piacevole conferma dopo la grande performance in Inglorious Basterds) ad apparire, infine, il più onesto.
Catartico.

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