Carne di cavallo, nuovi casi in Italia. Pericolo antinfiammatori nocivi?

Creato il 12 marzo 2013 da Informasalus @informasalus



Sono state sequestrate 280 confezioni da 500 gr. di tortellini al prosciutto

Ancora carne di cavallo “spacciata” per carne di manzo. Siamo al quinto caso scoperto in Italia, nell’ambito dei controlli predisposti dal Ministero della Salute dopo lo scandalo, scoppiato ormai più di un mese fa. Questa volta è toccato ai tortellini alla carne “Nuova Tort Uovo” da 500 gr., , e ai tortellini al prosciutto “La spiga dei buoni sapori” da 500 gr., prodotti dalla ditta NUOVA TORT UOVO s.r.l. di Roma, che ha utilizzato materie prime fornite da due ditte presso le quali sono in corso delle verifiche. A sequestrare i prodotti sono stati i Nas di Roma.
Sono state sequestrate 280 confezioni da 500 gr. di tortellini al prosciutto, appartenenti al lotto052 con scadenza 15.05.2013, e 4.406 confezioni da gr. 500 di prodotti a base di carne bovina (tortellini e ravioli), appartenenti al lotto L043 con scadenza 06.05.13. L’azienda ha avviato le procedure di ritiro dal mercato dei prodotti.
Riscontrata positività per carni equine, non dichiarate in etichetta, in un campione di cannelloni e in un campione di lasagne prelevati dai Nas di Viterbo in due supermercati della provincia.
Si tratta dei cannelloni alla carne “Delizie di pasta” da 400 gr., lotto 023 con scadenza 08.04.13, prodotti dalla ditta PASTA JULIA S.p.A. di Spello (PG) presso la quale sono in corso accertamenti, e delle“Lasagne alla bolognese” da 600 gr., lotto 12341 con scadenza 07.06.2014, prodotte dalla ditta LA CUCINA DI BOLOGNA di San Giovanni in Persiceto (BO) già sottoposta ad accertamenti da parte dei Nas di Bologna.
Immediata la reazione dell’azienda Pasta Julia che, in virtù dei propri processi di controllo e tracciabilità di qualsiasi materia prima, esclude tassativamente l’utilizzo di carne equina all’interno dei propri prodotti. Inoltre, scrive l’azienda in una nota, “contro analisi eseguite sul medesimo prodotto presso laboratorio accreditato, commissionate da nostro cliente, hanno dato esito negativo circa l’identificazione di specie cavallo all’interno del prodotto stesso”.
La USL Umbria2-Servizio veterinario Igiene degli Alimenti ha dichiarato, a seguito delle risultanze ottenute in 2 giornate di verifiche eseguite nel nostro sito produttivo che “…..si è certi della completa estraneità della ditta all’illecito di frode in commercio ipotizzata a seguito di questa vicenda”. L’azienda ricorda come tutte le proprie produzioni di pasta ripiena, siano ottenute da una lavorazione diretta delle singole materie prime. Con particolare riferimento ai prodotti a base di carne, non si fa alcun uso di macinato o altro preparato alimentare.
Intanto il Ministero della Salute assicura che al momento, nei 109 campioni finora analizzati non è stata rilevata alcuna traccia di fenilbutazone, l’antinfiammatorio utilizzato prevalentemente per la terapia sintomatica delle affezioni  muscolari, tendinee e ossee dell’apparato locomotore. Il fenibutazone era un tempo ammesso per l’uso sull’uomo ma è attualmente vietato e i medicinali veterinari contenenti questo principio attivo possono essere somministrati solo agli equidi non destinati alla produzione di alimenti.L’eventuale riscontro di residui di fenilbutazone nelle carni destinate al consumo umano è dovuto o a un uso illecito del medicinale (non rispetto del divieto), oppure perché il cavallo, trattato con il medicinale in questione, era stato inizialmente dichiarato non destinato alla produzione di alimenti, ed è stato invece illecitamente utilizzato per produrli.
In ogni caso il Ministero della Salute ribadisce che, anche in caso di un futuro rilevamento di fenilbutazone in uno dei prodotti alimentari sequestrati, non saremmo in presenza di un problema di salute pubblica. Infatti, considerando le dosi utilzzate per il trattamento farmacologico sei cavalli, l’eventuale quantitativo di fenilbutazone presente, per esempio, in una porzione di lasagne o ravioli contenente carne equina non dichiarata corrisponderebbe ad un ordine di grandezza tra le 10mila e le 100mila volte inferiore a quello della dose terapeutica giornaliera un tempo impiegata nell’uomo. Non ci sarebbe, quindi, nessun rischio di salute legato ad una ipotetica assunzione inconsapevole della sostanza. Resta comunque il grave problema legato al reato di frode commerciale, motivo per il quale le autorità sanitarie e i Nas continuano nell’attuazione rigorosa del piano di monitoraggio.
La Coldiretti denuncia un crollo del 30% degli acquisti  di primi piatti pronti, surgelati e ragu’.  Sei italiani su dieci ormai hanno paura a tavola. Una situazione che – sostiene la Coldiretti – non può essere affrontata semplicemente con un aumento momentaneo dei controlli perché è ormai chiaro che si tratta di una truffa non occasionale, ma sistematica che ha coinvolto piccole aziende ma anche i grandi marchi dell’agroalimentare mondiale, dalla Buitoni a Star fino alla Findus.
Per evitare danni economici e occupazionali, le piccole e le grandi aziende multinazionali soprattutto se titolari di marchi prestigiosi dovrebbero anche valutare concretamente l’opportunità di evitare forniture di prodotti di dubbia qualità e di origine incerta per acquistare invece al giusto prezzo prodotti locali e certificati che non devono percorrere lunghe distanze con mezzi inquinanti. Secondo l’indagine Coldiretti/Swg ben il 65% degli italiani si sente garantito da un marchio degli agricoltori italiani, il 16% da quello della distribuzione commerciale e appena il 9% da uno industriale.


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