Carne in via Neruda

Da Aperturaastrappo
Da noi, in via Neruda, non è domenica se non c’è l’odore di carne arrostita e lenzuola pulite nelle case. L’odore di bucato,quello buono. Quello lavato a mano, vecchia maniera. Che la domenica è giorno di riposo e si lava tutto, per la famiglia. La carne arrostita perché la domenica è giorno speciale. 
Con i pochi soldi che si hanno si vanno a spendere in un “ammoglio” di carne da fare nella brace, o magari di carne grassa. Maiale, magari. Oppure il crasto, per i giorni più importanti. La mattina si prende la tazza di latte con il caffè . Poi si va a messa. Tutti insieme, che al Signore dobbiamo questo ed altro. Noi di famiglia siamo devoti al Santissimo Sepolcro, e quindi sempre lì andiamo.Poi, appena siamo a casa, è pasta con il sugo o come la preferisce mio marito, che dopo una settimana che si spacca la schiena è giusto che lo accontentiamo. E quella bella fetta di carne arrostita non gliela toglie nessuno da sotto i denti. A volte capita che vengono gli amici di mio marito a mangiare da noi, almeno per le occasioni importanti. Me ne ricordo una in particolare.Era la santa pasqua del signore, e mio marito si svegliò prestissimo la mattina per andare a comprare l’agnello che poi ci saremmo mangiati. Per fare bella figura, con gli invitati a casa. Me lo ricordo che quando si arricamparono avevano tutti dei regali. Ma regali costosissimi! Una bella giacca di lino a mio marito, che mischino manco ha i pantaloni per mettersela. Un bel vestito tutto fiorato per me, che ogni volta che lo vedo mi lacrimano magari gli occhi per quanto è bello. Ai miei figli portarono una bicicletta nuova fiammante e una bambola di porcellana per la bambina. Chissà quanti soldi ci avevano speso, per noi poveracci! Ma io lo chiesi a mio marito, poi, da soli, che lavoro facessero questi. Mi fece nomi importanti, che ne sentivo parlare a quella buon’anima di mio fratello che fu costretto a fuire in America. Cose di lavoro. E io l’ho capito, chi erano questi signori. Ma non mi interessa quello che dice la gente, erano persone rispettabilissime. E anche molto generose.Me lo ricordo ancora, quel giorno.Che i bracieri ormai spenti erano, ma l’odore di carne rimaneva. Ti si attaccava addosso. Perché era altra carne, quella che bruciava.

A Bagheria, in via Pablo Neruda, si veniva a sciogliere la gente nell’acido. Nel magazzino dell’ Icre (Industria Chiodi e Reti), cosa di cui poi si verrà a conoscenza grazie alle rivelazioni di collaboratori di giustizia come Giuffré, si uccidevano e si facevano sparire tutti gli individui che Cosa Nostra riteneva inaffidabili o da eliminare. 
Per approfondire: http://www.archivio900.it/it/articoli/art.aspx?id=5391
Antonio Mineo

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